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Venerdì, 26 Aprile 2024
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"Non siamo solo villotte e longobardi, non siamo neanche tutti drogati morti di noia"

Continua il dibattito sull'editoria friulana, scatenato dopo la recensione del libraio Giovanni Tomai alla biografia dell'influencer Taylor Mega

Taylor Mega scrive un libro e in Friuli si accende il dibattito sull'editoria. Sembra un po' la parafrasi di "un battito d'ali di una farfalla può provocare un uragano dall'altra parte del mondo". Un effetto farfalla nel mondo dei libri friulani che forse proprio inutile non è, anzi. Alla recensione che il libraio udinese Giovanni Tomai ha fatto dell'autobiografia dell'influencer originaria di Carlino, è seguita la lettera di una scrittrice ambientalista Gaia Baracetti, che lamenta uno scarso impegno dell'editoria friulana (e non solo) ad ascoltare anche le voci che non si sono fatte "personaggi".

Un dibattito che trova seguito nella lettera che lo stesso libraio ha inviato alla Baracetti, in risposta alle sue domande e critiche sulle scelte editoriali in Friuli. 

La lettera

La tua storia di autrice è quella purtroppo di tante persone che credono nella scrittura ma fanno fatica a trovare uno sbocco per le proprie opere. Non voglio dilungarmi su gli aspetti e le dinamiche di un mondo, che è anche il mio, e che richiederebbero pagine e pagine di valutazioni. Ti posso però dire quello che facciamo noi: in libreria Tarantola abbiamo sempre avuto un occhio di riguardo per gli autori nuovi, autopubblicati e non; teniamo a catalogo e presentiamo spessissimo le loro opere, che a volte sono, in termini di tempo speso e redditività, molto più difficili da gestire. Mi è capitato spesso di proporre o recensire volumi senza editore, o di editori piccolissimi. Abbiamo addirittura presentato libri disponibili solo in ebook (quindi a guadagno zero) perché siamo convinti che il ruolo di una libreria indipendente non sia quello di essere un semplice “negozio” di libri ma parte di un sistema culturale che ha bisogno dell’impegno di tutti per essere vivo e vitale. Questo credo te lo possano confermare tutti coloro, e sono tanti, con cui negli anni abbiamo collaborato per far conoscere tutti, ma proprio tutti i libri che ci è stato possibile. Tra l’altro per fortuna a Udine non siamo certo i soli a credere che questo sia il modo giusto di fare libreria, ed è anche questo che rende speciale questa città.

Poca attenzione, poco coraggio

Ti scrivo questo per spiegare che l'utilizzo dell’espressione “retroterra editoriale” non voleva dire “se non ha un editore, un libro non vale nulla”. La mia volontà era quella di sollecitare un mondo, dell'editoria ma non solo, che mi sembra ultimamente avere poca attenzione (e forse poco coraggio) nell’affrontare aspetti che, piaccia o no, fanno parte del nostro vissuto e della nostra contemporaneità e nel dare voce a quegli autori, e ce ne sono, che affrontano temi forse commercialmente meno validi ma ineludibili se si vuole costruire la narrazione di un territorio. Questo non è un giudizio assoluto, e c’è chi su queste tematiche lavora molto e molto bene, ma vedo che anche tu ravvisi che qualche limite, ad oggi, c’è.

Un problema di tanti

Autopubblicarsi, non riuscire a farsi conoscere, non trovare spazio: è un problema diffuso, da sempre. Chi scrive, chi ha bisogno e voglia di farlo, non sempre riesce a farsi leggere dagli altri.

Mi piacerebbe molto parlare di come è difficile far parte del mondo del libro oggi; questo vale per i librai, per gli editori e naturalmente anche per gli autori. Ne vediamo passare davvero tanti, in cerca di una casa per i loro lavori, spesso con il manoscritto stampato nella cartellina. A volte con il libro stampato con la copertina sgranata e l’imbarazzo nel mostrarlo. Spessissimo solo per chiedere un consiglio. Le difficoltà che hai incontrato sul tuo cammino sono quelle di tanti, e immagino già tutti quelli che ti hanno citato la lista dei libri rifiutati diventati poi capolavori della letteratura. Mi piacerebbe che ne parlassimo, e che se ne parlasse di più.

"Non siamo solo villotte, non siamo nemmeno tutti drogati"

Nella sua lettera, la Baracetti aveva espresso un concetto tanto forte quanto piuttosto elementare. "Personalmente, posso garantirti che, sapendo e amando scrivere, mi sono auto-data l'incarico di raccontare quello che ho visto e vissuto della cultura giovanile udinese e friulana, per quanto parziale possa essere anche la mia esperienza, e che non bisogna scadere troppo negli stereotipi al contrario: se non siamo solo villotte e longobardi, non siamo neanche tutti drogati morti di noia. (...) In Friuli esistono moltissime sottoculture giovani, moltissimi modi di vivere questa regione straordinaria, moltissimi modi di sentirsi sia in periferia che al centro del mondo“.

È assolutamente vero, come scrivi, che se non siamo solo villotte non siamo nemmeno tutti drogati, e che in Friuli esiste un mondo di sottoculture giovanili nella stragrande maggioranza dei casi positive e vive. È parimenti vero che spesso chi ne parla, come scrivi, fa molta fatica a farsi strada e questo, proprio questo tuo punto è anche il mio. Naturalmente nella mia recensione ho utilizzato delle iperboli, e lo scrivo anche. Mi chiedo, qualora non le avessi utilizzate, e qualora non avessi preso a spunto il libro di un’influencer, se il riscontro avuto e il dibattito che ne è conseguito sarebbero nati lo stesso. In ultima analisi raramente ho visto parlare tanto e a tanti strati di letteratura, e se il libro di Taylor Mega ha un merito secondo me è stato questo. Anche solo di avvicinare un libraio ad un’autrice.

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