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L'acqua è bagnata, il cielo è blu e... i friulani bevono. Ma possiamo dirlo solo noi

Serenella Bettin, giornalista di Rete4, ha scritto un post sui suoi account social privati descrivendo l'abitudine dei friulani a bere già di pomeriggio ed è stata sommersa di commenti negativi

Ci risiamo. È arrivata quella persona non friulana che fa notare qualcosa dei friulani e i friulani fanno esplodere la polemica. Era capitato con Paolo Villaggio nel 2011 (“e i friulani, che per motivi alcolici non sono mai riusciti a esprimersi in italiano, parlano ancora una lingua fossile impressionante, hanno un alito come se al mattino avessero bevuto una tazza di merda e l’abitudine di ruttare violentemente”), è successo qualche giorno fa con la giornalista Serenella Bettin. In città per un servizio commissionato dalla trasmissione di Rete4 “Fuori dal coro“ sulle baby gang, si è lasciata andare a un raccontino sui suoi profili social personali. Quindi un post da Serenella in gita in una città che non conosce e non da giornalista in trasferta. Apriti cielo. Il post fa il giro d’Italia e, soprattutto, del Friuli. E il “popolo friulano” s’indigna. E il “popolo friulano” si scatena. Bettin sostanzialmente scrive che in Friuli si beve, più del normale, prima del solito. Lo scrive male, con un tono giudicante che, diciamocela tutta, la fa risultare antipatica anche a chi sa che ha ragione. Perché sì, in Friuli si beve, si beve spesso e si beve tanto. Una relazione del Ministero della Salute condotta nel 2019 nell’ambito della legge quadro in materia di alcol e problemi alcol correlati ci regala una fotografia abbastanza chiara, col beneficio di pensare che siano numeri al ribasso perché, si sa: i servizi sono ben lontani dall’intercettare tutte le persone con problemi di alcol.

Qualche numero

“In Friuli Venezia Giulia, nel 2018 la prevalenza dei consumatori di almeno una bevanda alcolica è stata pari al 79,9% tra gli uomini e del 64,1% tra le donne, e in quest’ultimo caso il valore è superiore alla media nazionale. Per entrambi i generi si registrano valori superiori al dato medio italiano della prevalenza dei consumatori di aperitivi alcolici, mentre vino, birra e super alcolici sono superiori alla media solo per le donne, in particolare le consumatrici di birra sono aumentate del 16,3% rispetto al 2017. Nel 2018, per entrambi i generi, le prevalenze dei consumatori abituali eccedentari, fuori pasto, a rischio (criterio ISS) e per i soli uomini anche le prevalenze dei consumatori binge drinkers, sono superiori alla media nazionale”. 

Il report poi si concentra sugli accessi in ospedale e l’analisi della mortalità alcol attribuibile. “Con riferimento ai maschi della classe 65-74 anni, si evidenzia un tasso di accessi molto elevato nella Provincia autonoma di Bolzano, in Valle d’Aosta e in Friuli Venezia Giulia rispetto al valore medio nazionale”. E poi, “le regioni che nel 2016 hanno fatto registrare complessivamente i livelli statisticamente più elevati di mortalità (tassi standardizzati) sono state la Valle D’Aosta (7,66 per 100.000 abitanti), la Provincia Autonoma di Bolzano (5,75), il Friuli Venezia Giulia (3,92), il Molise (3,35). In queste regioni si registrano tassi di mortalità alcol correlata superiori alla media nazionale sia per gli uomini che per le donne”. Se si considera “la distribuzione regionale dei pazienti in terapia per la dipendenza alcolica (14.298) per fascia di età, il numero di pazienti aumenta all’aumentare dell’età, fino a raggiungere il valore massimo nella fascia 45-54 anni di età (33% degli utilizzatori totali); l’età media dei pazienti è di 51,0 anni, con un range va da un minimo di 47,3 anni della Sicilia a un massimo di 56,1 anni del Friuli Venezia Giulia”.

"Sì, bevo. Ma lo posso dire solo io"

E se i numeri non si possono contraddire, quel che si può fare è un po’ di autoanalisi. Perché il “popolo friulano” è sì orgoglioso, ma spesso con una sfumatura nemmeno così timida di permalosità. Se sbagliamo lo possiamo dire solo noi, difficilmente accettiamo che sia qualcun altro a farcelo notare. In quel caso abbiamo subito la risposta pronta. “Siamo onesti lavoratori e ci siamo risollevati da soli dopo il terremoto”. Due costanti, le maniche tirate su e il 1976, che si ripresentano come quei pranzi di Natale infiniti e che dovrebbero essere digeriti ormai da tempo. Come se tutto questo, ammesso e concesso che possano davvero essere argomenti virtuosi, basti come contrappasso per un’apologia non richiesta. 

La questione del bere, piuttosto, in Friuli rappresenta un problema perché non è riconosciuto come tale. Di alcol si muore e si fa morire (pensate agli incidenti stradali causati da persone che erano alla guida dopo aver bevuto). Di alcol si sta male. E dell’alcol, spesso, ci si vanta, ridendo. Ma possiamo dirlo solo noi, non le persone che ci guardano da fuori. E a proposito di guardare da fuori, nel poco simpatico sfogo social di Serenella Bettin c’è un’immagine che ha colpito molte persone: una ragazza che beve da sola un bicchiere di rosso. Per descriverla Bettin sceglie un tono paternalistico e maschilista, con parole che vorrebbero indurre il lettore a ritenere la scena patetica mentre patetico è forse solo il tentativo di farci credere nella sua prodigalità quando scrive “la mia discrezione per le storie degli altri mi impone di rimanermene zitta”. La storia degli altri è appena stata messa lì alla mercé di un giudizio assoluto, non proprio rimanendo in silenzio. Uno scivolone su un post che, tutto sommato, fotografava semplicemente un’abitudine che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. E che, tutti i giorni, continuiamo a far finta che vada bene così com’è. 

Articolo corretto alle 13.11

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