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«Cambiamenti climatici e fattore umano dietro la caduta di alberi sani», il parere del tecnico

L'arboricoltore Pietro Maroè: "tagliare gli alberi delle città non risolve il problema ma ci priverebbe dei benefici ecosistemici"

Il clima cambia, i temporali diventano più forti, il vento aumenta la sua potenza, anche a Udine, anche in un entroterra che fino a pochi anni fa non era abituato a fenomeni meteorologici più miti. Le conseguenze di questi mutamenti sono sotto gli occhi di tutti, fiumi in piena e alberi sradicati hanno caratterizzato il fine settimana in Friuli Venezia Giulia. Il dibattito non dovrebbe riguardare solo gli interventi per rimediare alle conseguenze del maltempo, ma anche come prevenire disagi di questo tipo. 

Il consigliere comunale difende la scelta di abbattere gli alberi

«La situazione è complicata perché di mezzo ci sono i cambiamenti climatici sui quali non abbiamo il controllo diretto: da 4 anni a questa parte ci sono raffiche a 150 km/h, intervenire su questo punto è complicato e richiede un lavoro di carattere internazionale a tutti i livelli e non risolvibile nel breve periodo». A parlare è Pietro Maroè, arboricoltore, perito agrotecnico e presidente di SuPerAlberi che misura e cura gli alberi con le migliori tecniche di intervento, a cui abbiamo chiesto un parere tecnico sugli alberi caduti in questi giorni. 

«L'albero si può anche adattare: fino a 4 anni fa c'erano raffiche di vento a 80 km/h e ora hanno quasi raddoppiato la velocità ma le piante non hanno avuto tempo per modificare la loro natura. In questo caso, però, bisogna anche tenere conto del fattore umano. Fare degli scavi vicino agli apparati radicali o effettuare delle potature che modificano la chioma e i rami nella maniera sbagliata minano in maniera drastica la stabilità anche di piante sane».

«Tagliare tutti gli alberi non risolve certo il problema ma ci priverebbe solo dei benefici ecosistemici che ci regalano le piante. A livello politico manca un dialogo intelligente, perché non tutti gli alberi sono pericolosi anche se tutti, visti i cambiamenti climatici in atti, possono potenzialmente cadere», conclude Maroè.

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