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tra violenza e responsabilità

«Non può farne le spese l'intero Corpo, sono le donne che devono denunciare»

Lo scivolone della Commissione regionale pari opportunità, presieduta da Dusolina Marcolin, che prende le difese del Corpo degli Alpini dopo le accuse di molestie all'adunata di Rimini

Sono tanti i commenti sui casi di molestia alle adunate degli Alpini. Come è doveroso che sia, la riflessione che ne è scaturita è per fortuna ancora in corso: la faccenda è delicata e certamente non se ne dovrebbe farne una questione di tifoserie. Eppure è proprio quel che sta accadendo, con chi lo trova normale (basti pensare al sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, che ha dichiarato che in quanto uomini "è normale fare certi apprezzamenti") e chi chiede la sospensione delle adunate lanciando una petizione. Il punto è che, probabilmente, la verità non sta nemmeno nel mezzo, ovvero in quelle posizioni, soprattutto femminili, di chi dice "è sbagliato, ma". Posizioni dove quella piccola congiunzione avversativa odora tanto di refugium peccatorum. Le ultime dichiarazioni in merito, dopo quelle della consigliera comunale di Udine, Lorenza Ioan e della parlamentare Debora Serracchiani, arrivano dalla Commissione regionale pari opportunità uomo/donna del Friuli Venezia Giulia, presieduta da Dusolina Marcolin.

La nota claudicante

«Per la Crpo Fvg, va sicuramente condannata qualsiasi forma di violenza, in ogni luogo questa venga perpetrata, e molti commenti riportati meritano di essere poco tenuti in considerazione. La presidenza della Commissione di parità sottolinea innanzitutto che i primi a prendere le distanze e a condannare quanto accaduto sono stati proprio gli alpini, a detta dei quali i responsabili vanno individuati e severamente puniti, e questo è fondamentale. Spiace però leggere che i fatti denunciati vengano ricondotti all'evento nel suo complesso, a cui hanno partecipato 450.000 persone circa, e non ai singoli colpevoli».Così esordisce la nota divulgata dalla Commissione regionale, con parole che provano a prendere le distanze sì dalle violenze, ma anche dalla responsabilità dell'organizzazione, nonostante le testimonianze parlino di molestie che si sono ripetute in diversi appuntamenti, con episodi a ritroso nel tempo. 

La responsabilità sulle donne

Quel che è peggio, però, è che per non accusare tutti, si finisce con il non accusare nessuno, anzi: si chiede che siano alle donne a denunciare e non gli uomini a smettere di essere molesti. «Non si può permettere che a farne le spese sia l'intero Corpo, fermo restando che le donne e le ragazze coinvolte devono assolutamente sporgere denuncia per assicurare alla giustizia i colpevoli», si legge infatti nella nota. Un comunicato che, oltretutto, continua puntando il dito contro chi generalizza, piuttosto che offrirsi come spunto di una riflessione culturale più ampia, che non si limiti a guardare il caso specifico ma approfondisca il tema della sottovalutazione di ogni tipo di molestia. «La presidenza della Commissione condanna le generalizzazioni e il discredito verso tutti gli alpini per il comportamento intollerabile, e sicuramente da condannare, di alcuni, che auspica siano individuati e puniti velocemente. Perché dagli alpini, in fatto di altruismo e solidarietà, abbiamo molto da imparare, afferma ancora la Crpo Fvg, che si rammarica che non sia stata data la stessa enfasi mediatica a quanto pare sia successo in occasione dell'Eurovision Song Contest di qualche giorno fa: il comportamento scorretto di taluni, deve essere ugualmente punito. Piuttosto che abolire una manifestazione, meglio prevedere controlli più serrati e convincere le donne a denunciare subito e a non aver timori nei confronti di nessuno». 

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