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Fedriga e lo spettro della crisi: «Serve un piano di aperture a livello nazionale»

Il presidente della Regione e i suoi timori per lo stato dell'economia. Shaurli: «Abbiamo sentito molte parole, autoincensamenti e anche interpretazioni e pensieri personali: ci aspettavamo una Regione che, insieme alle parti sociali, coordina, propone e prende l'iniziativa per un piano reale di ripresa»

Un piano di riapertura. È quanto chiede il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, all'esecutivo guidato da Giuseppe Conte.«Chiediamo al Governo di predisporre con urgenza un piano per una riapertura graduale delle attività economiche. L'ordinanza che abbiamo emanato ieri, con l'obbligo per tutti di utilizzare sempre i dispositivi di protezione personale nei luoghi pubblici e di continuare a mantenere con grande attenzione il distanziamento sociale, va proprio in questa direzione. Dobbiamo riaprire ma in sicurezza. La politica deve prendersi la responsabilità di mettere insieme sicurezza sanitaria e ripartenza economica. L'attuale crisi sanitaria non deve trasformarsi in un dramma economico». «La nostra preoccupazione – ha aggiunto Fedriga – è che il prossimo 3 maggio le nostre imprese non terranno chiuso per rispettare un nuovo provvedimento, ma perché non avranno più la forza di riaprire, garantendo i posti di lavoro».

Mobilità

«Il piano di riapertura graduale dei comparti economici, che potrebbe essere testato in un periodo di una decina di giorni, deve riguardare anche la mobilità – ha precisato il governatore –, a partire dall'utilizzo dei mezzi privati e dalla possibilità di ampliare l'offerta del trasporto pubblico locale, per esempio, con corse dedicate per consentire alle persone di raggiungere i loro posti di lavoro. Noi non possiamo fare questo piano perché l'ultimo decreto legge del Governo non permette alle Regioni di agire in modo autonomo. La nostra però è una posizione di piena collaborazione nei confronti dell'esecutivo nazionale, che adesso deve assolutamente dare una prospettiva ai cittadini e alle imprese».

L'applicazione

«Inoltre a breve avremo finito di testare l'app di Insiel per il tracciamento, primi in Italia, dei contatti. Un dispositivo – ha precisato il governatore – che non geolocalizza assolutamente le persone. L'app serve invece per capire se siamo stati a contatto di qualcuno per più di 15 minuti e per, in caso di contagio, ricostruire la diffusione del virus. Si tratta di uno strumento che potrà essere utilizzato su base volontaria, ma il mio augurio è che tutti decidano di sfruttarlo per preservare la propria salute ma anche quella degli altri».

Shaurli

«Dopo oltre un mese, finalmente il presidente Fedriga abbandona le dirette social e risponde in una conferenza stampa a domande sulla situazione della Regione – commenta Cristiano Shaurli, segretario regionale del Pd –. Abbiamo sentito molte parole, autoincensamenti e anche interpretazioni e pensieri personali: ci aspettavamo una Regione che, insieme alle parti sociali, coordina, propone e prende l'iniziativa per un piano reale di ripresa delle attività produttive. Siamo d'accordo sul fatto che la politica deve 'mettere insieme sicurezza sanitaria e ripartenza economica', ma allora lo si metta in pratica e si dimostri nei fatti la "piena collaborazione' con il Governo che Fedriga ha dichiarato. Non servono forzature, non serve inseguire Salvini, ma un dialogo costruttivo fra Istituzioni: è possibile istituire una vera cabina di regia con parti politiche e economiche, è possibile utilizzare il Protocollo regionale per la sicurezza sui posti di lavoro come supporto per aprire un tavolo con il Governo, e stabilire quali filiere, distretti, cluster, possono riattivarsi senza pericolo». Per il segretario dem «rimangono forti preoccupazioni per la situazione delle case di riposo. Lo dicevamo da tempo ed era ora ci si rendesse conto che molti nostri anziani sono ancora a rischio e che più della metà delle vittime in Regione si sono avute in quelle strutture, tanto che i sindacati parlano di 'tragedia annunciata'». «Non è il momento di dire che 'siamo stati bravi' più degli altri - aggiunge Shaurli - perché i dati ci dicono che semplicemente eravamo periferici rispetto al focolaio lombardo, o non avevamo il turismo lombardo-veneto del Trentino Alto Adige. Prova ne sia che la Slovenia ha il doppio degli abitanti e la metà dei nostri casi».
 

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