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Fingeva di inoculare i vaccini, fissato l'Appello di Emanuela Petrillo

L'ex assistente sanitaria della Ulss 2 era stata condannata in primo grado, a Udine, a 8 anni e 6 mesi per peculato, omissione in atti d’ufficio e falso. La donna si presenterà il 20 settembre prossimo per il processo di secondo grado davanti ai giudici di Trieste

E' stata calenderizzata per il 20 settembre prossimo l'udienza, in corte d'Appello a Trieste, del processo di secondo grado a Emanuela Petrillo, la 38enne ex assistente sanitaria trevigiana accusata di avere solo finto di iniettare i vaccini a circa 8 mila pazienti, per lo più bambini, tra 2009 e 2017, durante cioè il periodo in cui prestò servizio come assistente sanitaria presso le Asl di Udine, Codroipo e Treviso.

In primo grado a Udine, il 1 marzo del 2022, la Petrillo venne condannata a otto anni e sei mesi per peculato, omissione in atti d’ufficio e falso. Era stata invece assolta, per intervenuta prescrizione, in relazione ai fatti accaduti antecedentemente al 2012. Il pubblico ministero friulano Claudia Danelon aveva chiesto una pena di nove anni e sei mesi e i giudici avevano stabilito che i risarcimenti civili venissero definiti con giudizio civile.

Nelle motivazioni del dispositivo del processo di Udine si evinceva che le testimonianze delle colleghe sono state ritenute «credibili e convergenti», che non ci fu alcun complotto contro la Petrillo e che i riscontri di natura medico-legale erano «fortemente indicativi di una mancata somministrazione del vaccino». La tesi difensiva (la donna è assistita dall'avvocato Paolo Salandin), orientata verso verso «la suggestione generalizzata», si è rivelata «priva di appigli e di logica rispetto alle emergenze processuali». Una cinquantina di pagine facevano anche riferimento anche alla scelta di non dare spiegazioni da parte dell'imputata, decisione che l'ha penalizzata.

Le indagini nei confronti di Emanuela Petrillo erano partite a giugno 2016 a seguito di una denuncia dei vertici dell'Azienda sanitaria di Treviso. Una collega di Petrillo si sarebbe accorta che l'ago delle siringhe non veniva inserito completamente, ma solo qualche millimetro e che lo stantuffo non veniva spinto in fondo. A maggio 2017 era poi arrivata anche la denuncia dell'azienda sanitaria dell'Alto Friuli.

Nell'autunno del 2021 la 38enne era stata condannata dalla Corte dei Conti, sezione giurisdizionale per il Friuli Venezia Giulia, al pagamento di 550 mila euro a favore dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale. La Procura aveva stimato un danno erariale per oltre 660 mila euro, poiché sulla sanità regionale sono gravati i costi di «una complessa attività rimediale, sostanzialmente finalizzata all’esecuzione di nuove somministrazioni vaccinali nei confronti della popolazione infantile ritenuta interessata dal disservizio».

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