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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Processo finti vaccini, Emanuela Petrillo condannata a 8 anni e 6 mesi

L'avvocato Paolo Salandin annuncia il ricorso. "In Appello ci auguriamo un clima diverso, che permetta di fare un po' più di chiarezza"

Emanuela Petrillo, l'ex assistente sanitaria originaria di Spresiano (Treviso), è stata condannata dal Tribunale di Udine a 8 anni e sei mesi di detenzione. Questa la sentenza con cui oggi, martedì 1 marzo, si è chiuso nella città friulana il primo grado nel lungo processo che ha visto la donna accusata di avere solo finto di iniettare i vaccini a circa 8 mila pazienti, per lo più bambini, tra 2009 e 2017, durante cioè il periodo in cui prestò servizio come assistente sanitaria nelle Asl di Udine, Codroipo e Treviso. Per i fatti antecedenti al 2012 è comunque arrivata in soccorso la prescrizione dei reati. Secondo il pubblico ministero friulano Claudia Danelon la Petrillo avrebbe agito con "sistematicità e reiterazione, in Friuli e poi anche in Veneto". E, una volta scoperta, non ha mai dato una spiegazione e neppure chiesto scusa. La donna non era presente in aula alla lettura del dispositivo. Il suo difensore, l'avvocato Paolo Salandin, ha preannunciato il ricorso in Corte d'Appello. Paolo Salandin ha spiegato che "la mia assistita era preparata ad una sentenza sfavorevole. Del resto il momento storico non è il più adatto ad analizzare una caso che può essere ricondotto, anche se in maniera impropria, alle dinamiche no Vax. In Appello ci auguriamo un clima diverso, che permetta di fare un po' più di chiarezza".

Per Fabio Crea, legale della Uls 2 che si era costituita come parte civile chiedendo 400 mila euro (i risarcimenti dei danni, ha deciso il Tribunale, verranno quantificati con un distinto processo civile) ha detto di essere "oltremodo soddisfatto per la condanna, che va oltre le legittime attese". "E' stata premiata – ha precisato – la perseveranza della Uls 2 che, dopo la prima archiviazione (avvenuta a Treviso, n.d.r.) ha proseguito con indagini proprie. Ma è anche un successo molto importante del protocollo utilizzato dalla Azienda Sanitaria per quanto riguarda le vaccinazioni, con due operatrici sempre presenti. E' questo che ha fatto emergere i reati. Tutta l'indagine infatti non sarebbe stata possibile senza la capacità delle altre assistenti sanitarie di verificare che qualche cosa non andava".

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