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Sanità pubblica

La manovra di assestamento porta 128 milioni alla sanità regionale, ma non mancano le critiche

Sono stati stanziati 10 milioni di euro per le liste d'attesa e diverse misure per le persone anziane, e alcune sul benessere animale

In materia di salute, ecco i provvedimenti nelle misure di assestamento di bilancio: 10 milioni di euro per le liste d'attesa e diverse misure per le persone anziane, e alcune sul benessere animale. La manovra porta alla Salute quasi 128 milioni di euro. "C'è poi la norma che io penso sia una delle maggiori in termini di qualità di oggi. Il riconoscimento di Agenas, che è l'Agenzia per i servizi sanitari regionali alla quale la Regione intende affidare il compito, ovviamente di concerto con noi, per la riprogrammazione di quelli che sono gli interventi della pianificazione sanitaria: in questo modo avremo a disposizione un quadro entro il quale ognuno si assumerà le responsabilità di scelte che non si fanno da trent'anni", sono le parole dell'assessore regionale alla Salute, politiche sociali, disabilità e Protezione civile del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi.

Riccardi in Aula

"Questa è una regione che, da decine d'anni, ha gli stessi punti letto per Rsa e casa di riposo e ha gli stessi punti nascita. Nel 2012 c'erano 10.000 bambini nati, con una proiezione, del 2023, che arriva circa 7000 nuovi nati. A fronte di questi dati vanno assunte urgenti e inderogabili decisioni se vogliamo garantire il diritto della salute alla persona costituzionalmente garantito", ha sottolineato Riccardi che ha aggiunto: "Tutti vorremmo non avere gettonisti e non avere medici da altri Paesi, ma se dobbiamo utilizzare questi strumenti è perché non abbiamo altre soluzioni. Non ci sono al momento alternative. Vorrei che queste considerazioni pacate e serie ci accompagnassero ogni giorno. Il tema di mettere più soldi e chiedere più personale non basta più: non risolve il problema strutturale. Non mi interessa cercare le colpe ma trovare le soluzioni. La Corte dei conti ci dice che sistema è rigido in organizzazione e regole, e questa rigidità determina incapacità nel recuperare efficienza; troppi i passaggi, lenti e farraginosi, che riducono la capacità di chi governa il sistema. Penso che vada rimotivato il personale pubblico, e oggi la sentenza della Corte Costituzionale ci consente di farlo". Sul privato accreditato ha ricordato: "Spendiamo pro capite 4,53 euro, contro l'Emilia Romagna che ne spende 7,19, la Lombardia 14,20 e il Veneto 8,42 euro. Credo nella sanità pubblica, sicuramente nel privato accreditato e nel ruolo determinante del Terzo settore. Non possiamo allearci con il comitatismo elettorale o sindacale. Chiariamo che noi abbiamo spazio autonomia, ma non competenza primaria in tema di salute". Il 2022 si chiude con spesa pro capite di 1791 contro 1761 della spesa nazionale.

La critica dell'opposizione

“Dispiace che il centrodestra in Consiglio regionale continui a non capire l’importanza di riqualificare il ruolo e le funzioni dei piccoli ospedali”. Questo il commento della consigliera Simona Liguori di Civica Fvg, prima firmataria dell’ordine del giorno a sostegno dei piccoli ospedali regionali presentato in Consiglio regionale e bocciato dalla maggioranza. A sottoscrivere il documento e i contenuti anche i colleghi Marco Putto di Civica Fvg, Serena Pellegrino di Verdi-Sinistra Italiana, Rosaria Capozzi del M5S, Furio Honsell di Open Fvg, Andrea Carli, Massimo Mentil, Massimiliano Pozzo, Nicola Conficoni e Laura Fasiolo del Partito Democratico. “Negli ultimi anni - ha spiegato Liguori - vi è stata una tendenza a indebolire i piccoli ospedali che sono stati relegati pressoché al ruolo di poliambulatori. Si tratta di strutture che potrebbero risultare cruciali nel fornire ai cittadini servizi sanitari di prossimità, alleggerendo la pressione sugli ospedali hub e consentendo l’ulteriore specializzazione degli ospedali spoke. Nonostante ci sia stato un importante investimento da parte della Giunta regionale a favore dell’esternalizzazione dei servizi alla sanità convenzionata e privata, lunghe liste di attesa obbligano ancora gli utenti al pendolarismo sanitario anche per visite ed esami di essenziale necessità e mettono in crisi soprattutto chi abita in provincia dove hanno sede appunto i piccoli ospedali. Gli ospedali di rete di Cividale, Gemona, Maniago e Sacile - ha sottolineato Liguori - andrebbero intesi come un importante patrimonio del nostro servizio sanitario regionale su cui riprendere a investire per garantire servizi ai cittadini, ma chi oggi governa la Regione non li considera affatto importanti. Oggi è stata persa una grande occasione, ma continueremo a sollevare il tema in Consiglio regionale per puntare a garantire la continuità delle cure attraverso il potenziamento della collaborazione in rete tra le diverse strutture pubbliche (piccoli ospedali, ospedali Hub e Spoke, case della comunità, COT etc.), punti di riferimento indispensabili specialmente per i fragili, gli anziani e i malati cronici assistiti al domicilio e nelle case di riposo”.

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