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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Dagli Stati Uniti a Udine sulle tracce di Tina Modotti: l'autore Mark Eisner in città

Per alcuni giorni, l'autore americano Mark Eisner ha soggiornato in città per raccogliere suggestioni e dati al fine di scrivere la biografia della fotografa

Udine è una città che fa fatica a scoprirsi. Bella, a misura d'uomo, che spesso si prende troppo sul serio ma, contemporaneamente, non crede abbastanza in sé stessa. Tanto da dimenticarsi di poter far leva, per farsi conoscere, su personalità di assoluta rilevanza artistica e culturale. Un esempio su tutti, Tina Modotti. Meravigliosa figura artistica e politica, nata nella nostra città a fine '800 e che, dalla nostra città è partita alla conquista di un mondo che aspettava solo di essere guardato attraverso i suoi occhi. E così, nel quasi totale oblio udinese, lei e poi il suo mito hanno continuato a vivere altrove. È anche per questa premessa che fa sempre bene venire a sapere che c'è qualcuno che si occupa della sua figura e della sua arte, benché non riguardi direttamente Udine: nei giorni scorsi la nostra città è stata meta, infatti, di alcune ricerche da parte dell'autore statunitense Mark Eisner, già firma della biografia di Pablo Neruda. Laureato con lode in letteratura presso l'Università del Michigan, Eisner ha da sempre avuto una passione per l'America Latina e la sua cultura, venendo così in contatto con la figura e l'opera di Tina Modotti: dal 2018 si sta così occupando della sua biografia che la Yale University Press pubblicherà con il nome "L'arte come arma: Tina Modotti e il Rinascimento culturale messicano". Un lavoro che lo ha dunque portato fino qui, nel cuore del Nordest italiano: Eisner si è fermato in città diversi giorni, guardando con stupita ammirazione i luoghi dove Modotti è nata e ha mosso i suoi primi passi nel mondo della fotografia. 

«Non ricordo la prima volta che mi sono imbattuto nel nome di Tina Modotti, probabilmente quando avevo vent'anni. Ma il mio interesse per lei è cresciuto mentre scrivevo la mia biografia su Pablo Neruda, attraverso le sovrapposizioni delle loro vite», ci racconta. E così nasce l'idea di questo progetto: uno sguardo nuovo alla sua vita cinematografica, dai suoi inizi come immigrata e attrice di film muti di Hollywood fino ai suoi ultimi anni come attivista comunista e agente nella guerra civile spagnola, concentrandosi sul periodo nel Messico degli anni '20.

«Ho letto diversi libri su di lei, sulla sua storia e la sua vita politica. La maggior parte delle cose che conosco sulla sua vita a Udine e in Friuli, però, deriva dall'importante lavoro di Gianfranco Ellero. Nel 2021 gli ho mandato una email con domande a cui lui ha poi risposto, onorandomi del suo tempo prezioso e della sua intuizione». E così prende il via un contatto proficuo e sempre più stretto con la terra natale di Modotti, la cui biografia comincia a prendere sempre più corpo. «Questi scambi mi hanno permesso di scrivere una proposta di 110 pagine per la Yale University Press, che pubblicherà il libro. Ma la mia consocenza sulla sua infanzia e di come l'ha plasmata non erano abbastanza, sapevo di dover venire a Udine». I luoghi, infatti, a volte raccontano molto di più di quel che crediamo, basta saperli osservare e ascoltare. «Qui in città ho fatto molte esperienze, tra cui parlare con Gianfranco in persona», ci racconta emozionato Eisner. 

«Questa è stata la mia prima volta in Italia.Ho visitato principalmente due luoghi: il villaggio di Bonefro, dove si trova l'Archivio Tina Modotti e Udine, che è stata la mia priorità e dove sono rimasto più del previsto grazie agli incontri con Gianfranco Ellero e Riccardo Costantini di Cinemazero». E proprio grazie a Cinemazero, l'autore è riuscito a fare una scappata a Palazzo Roverella a Rovigo dove in queste settimane è allestita la mostra (la più grande mai organizzata in Italia e, guarda caso, non a Udine), sull'opera fotografica di Modotti. 

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«Udine - e il Friuli - hanno avuto un ruolo cruciale nel plasmare il carattere e la sensibilità di Modotti, in modo che poi hanno influenzato sia la sua fotografia che i suoi ideali politici. E anche se molto è cambiato nell'ultimo secolo, essere in questa città mi ha permesso di ottenere il massimo senso del luogo, qualcosa che non si può estrapolare solo attraverso i libri. Queste connessioni sono molto importanti per il mio libro, poiché sostengo che il suo emergere come fotografa e attivista in Messico è in gran parte il risultato di diverse fonti di formazione culturale che ha coltivato durante tutta la sua vita prima. Una formazione culturale culminata non solo in esperienze di carattere artistico, ma che ha anche favorito un forte senso di sicurezza di sé. Non c'è dubbio che quando arrivò in Messico era già consapevole di sé e aveva già sviluppato le basi della sua singolare visione di creatività: gli anni a Udine hanno sicuramente influito su tutto ciò». 

Per Eisner si è trattato dunque di una totale immersione nel tessuto udinese. «Ho visto com'è divisa la città, ho visto Borgo Pracchiuso e via Villalta (al civico 23 c'era lo studio fotografico dello zio Pietro, che la introdusse all'arte. Ndr). Ho conosciuto il suo faticoso lavoro alla fabbrica Raiser, che era proprio in città all'ombra del Castello», continua il ricercatore. «Stare in città mi ha permesso, anche se in maniera lieve, di vedere il legame tra la sua visione artistica e l'architettura di Udine, il suo paesaggio urbano e lo sfondo del paesaggio friulano, che si può riconoscere in alcune sue fotografie scattate anche dieci anni dopo la sua partenza». Eisner è riuscito poi a toccare con mano qualcosa che difficilmente si può evincere da un testo scritto. «Per molti secoli gli uomini friulani emigravano lasciando sole le donne, che hanno sviluppato un carattere molto indipendente. In Friuli c'è un atteggiamento diverso rispetto ad altri luoghi d'Italia e lo si vede anche da come Modotti si muoveva da sola dentro la città e da come ha lasciato da sola Udine, esattamente come aveva fatto la sua sorella maggiore prima di lei. La sua indipendenza come donna sarebbe diventata un elemento determinante soprattutto della sue fotografie delle donne in Messico», conclude Eisner con la promessa di tornare in Friuli magari, la prossima volta, con il libro già pubblicato. 

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