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Lunedì, 29 Aprile 2024
immigrazione

Frontiere ancora chiuse per rischio terrorismo e l'ipotesi hotspot in Friuli rimane aperta

A causa dell'instabilità della situazione internazionale la frontiera con la Slovenia resta presidiata. Dieci gli arresti, 35 le persone denunciate in queste settimane di controlli

La visita del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi in regione ha portato alcune risposte rispetto al tema migrazione, ma su due versanti diversi. Il primo, quello dei controlli al confine: "Rafforzeremo le pattuglie miste, abbiamo respinto oltre 200 persone", ha dichiarato il ministro. Il secondo, quello dell'ipotesi hotspot in regione: "Valutare la presenza di queste strutture è un dossier che non abbiamo ripreso ma non abbiamo chiuso del tutto”. Queste le parole di Piantedosi, che risuonano come un monito di fattibilità: ciò che non è mai stato chiuso, è ancora aperto. 

I controlli

Un rinforzo dei controlli già messi in campo nelle ultime settimane, con un occhio di riguardo alle pattuglie miste tra polizia italiana, slovena e croata per continuare a monitorare la rotta balcanica: questo il punto di partenza della visita di Piantedosi. Per lui, rimane alto il rischio del terrorismo internazionale e per questo motivo Italia, Slovenia e Croazia porteranno avanti la sospensione di Schengen fino a quando la situazione internazionale non si sarà normalizzata. Il vertice a tre tra i ministri degli affari interni dei rispettivi paesi convocato ieri, giovedì 2 novembre, è durato diverse ore. "Abbiamo respinto 220 persone, dieci gli arresti per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina negli altrettanti giorni in cui è stato sospeso Schengen. Trentacinque le persone denunciate per diversi reati", ha detto il titolare del Viminale. Al confine sono stati controllati 18.700 soggetti e 10 mila veicoli. Maggiori dettagli verranno discussi tra i capi delle rispettive polizie. Nel dettaglio, Piantedosi ha annunciato l’intenzione di “trasformare e affinare questa collaborazione esistente tra i tre paesi attraverso l’istituzionalizzazione di brigate miste italiane, slovene e croate, con una condivisione trilaterale di questi pattugliamenti misti che già esistono. Saranno rese strutturali anche in relazione al monitoraggio di fenomeni di attraversamento”, in un assetto “che possa rimanere anche quando i controlli saranno superati”, anche attraverso “la creazione di veri e propri centri di coordinamento condivisi tra le strutture operative dei tre paesi”.

Paesi extra Schengen

Nell’ambito di questo sforzo condiviso rientra anche la presenza di forze dell’ordine italiane al confine tra la Croazia e i paesi extra Schengen. “Anche noi vogliamo contribuire al rafforzamento dei controlli alla frontiera esterna - ha spiegato Piantedosi - che al momento è solo a carico della Croazia ma che noi ci ripromettiamo di contribuire a rafforzare, nessun paese più dell’Italia può sapere quanto è importante essere aiutati nel controllo della frontiera esterna dell’Europa”. Per quanto riguarda eventuali problemi con i transfrontalieri in seguito al ripristino dei controlli, l’esponente dell’esecutivo sostiene che “Non ci sono segnalazioni di significativi problemi sui passaggi dei transfrontalieri, solo nei primi si sono registrate file di mezzi ai valichi”.

Carenza di personale

In merito alla carenza di personale preposto ai controlli, rilevata dai sindacati di polizia, sarebbe previsto l’arrivo di ulteriori rinforzi da Roma: “Abbiamo destinato in prima applicazione, rispetto alle risorse che già abbiamo, altre 300 unità aggiuntive delle tre forze di polizia. Un maggiore sforzo è stato attribuito alla polizia di stato”, ha spiegato il ministro dell’Interno, specificando che “intendiamo progressivamente stabilizzarle e implementarle in relazione all’esigenza di controllo dei valichi secondari” e “anche di supporto logistico, anche in vista della stagione invernale”.

Hotspot

Il tema dell’hotspot, invece, non è stato affrontato nel trilaterale, ma Piantedosi ha precisato che “L’hotspot era previsto in un momento di stazionamenti di cui Trieste ha sofferto, quindi significava dare un riparo a persone che si aggregavano” e ha aggiunto che “valutare la presenza di queste strutture è un dossier che non abbiamo ripreso ma non abbiamo chiuso del tutto”.

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