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8 marzo

Gender gap, bassi salari, violenza di genere e guerre: 8 marzo carico di significati

I fari di Cgil-Cisl-Uil puntati sulla condizione delle donne, discriminate nel lavoro e nella società. Tra le iniziative in Fvg un progetto di educazione finanziaria avviato da Bankitalia con i sindacati 

La riduzione del gender gap nel mercato del lavoro e nell’accesso ai ruoli apicali, anche attraverso la promozione di politiche di conciliazione più efficaci, la lotta senza quartiere alla violenza e alla discriminazione di genere, a partire dalla scuola, un forte appello alla politica e alle diplomazie mondiali per un’azione forte e decisa a sostegno del cessate il fuoco e di una tregua che fermi le armi in Ucraina, in Palestina e in tutti i luoghi del mondo oggi teatro di guerre e conflitti. Guerre e conflitti che vedono sempre come vittime più esposte le donne, i bambini, i civili, inermi davanti alla violenza cieca delle armi. Sono i grandi temi che caratterizzano, anche in Friuli Venezia Giulia, la Giornata internazionale della Donna, un 8 marzo quanto mai carico di significato e che quest’anno coincide anche con l’avvio, nella nostra regione, di un progetto di educazione finanziaria al femminile promosso dalla Banca d’Italia con la partecipazione di Cgil, Cisl e Uil, dal titolo “Le Donne contano”.

Gender gap

Anche in una regione come il Fvg, caratterizzata da un tasso di occupazione femminile pari al 62%, dieci punti in più rispetto alla media nazionale, la strada che ci separa da un’effettiva parità di genere sul mercato del lavoro è ancora lunghissima. Una donna su 5, in Italia, è tuttora costretta ad abbandonare il mercato del lavoro a seguito della maternità, in primis a causa della carenza si servizi alle famiglie o dal costo di asili nido e babysitter, a fronte di paghe troppo spesso basse, con un divario retributivo superiore al 40% tra i lavoratori e le lavoratrici. "Tutto questo – rimarcano le responsabili pari opportunità di Cgil, Cisl e Uil regionali, Daniela Duz, Alessia Cisorio e Magda Gruarin – nonostante le performance sensibilmente superiori delle donne negli studi: la percentuale di diplomate è infatti del 65,7%, contro il 60,3% dei maschi, e le laureate il 23,5%, contro il 17,1% dei maschi".

Conciliazione e livelli retributivi

A penalizzare le donne, oltre alla carenza di servizi, anche una distribuzione tuttora dispari dei carichi familiari tra madri e padri. Non a caso, come rimarcano ancora Duz, Cisorio e Gruarin, il 36% delle donne è occupata con contratti part-time, contro il 7% dei maschi, e in moltissimi casi si tratta di un part-time involontario o forzato da esigenze di carattere familiare. Una situazione che determina la segregazione delle donne, sia orizzontale che verticale, in mansioni meno retribuite e in settori contrattualmente più “poveri”, dai servizi al lavoro di cura, mentre sono solo il 18% i ruoli dirigenziali appannaggio delle donne. Ne deriva un gap retributivo che nel privato supera gli 8mila euro annui in Italia e sfiora i 10mila in Friuli Venezia Giulia, riflettendosi ovviamente anche sui trattamenti pensionistici e riducendo fortemente le prospettive di indipendenza delle donne, più ricattabili sia nel lavoro che nella vita di tutti i giorni. Da qui alcune proposte portate avanti dal sindacato anche sul fronte della conciliazione, dall’innalzamento della durata dei congedi di paternità, sul modello dei Paesi europei più avanzati all’introduzione di strumenti che incentivino la partecipazione delle donne al lavoro, come le certificazioni di genere, fino all’introduzione di nuovi strumenti e incentivi, anche a livello di contrattazione integrativa, che favoriscano una maggiore condivisione dei carichi familiari tra lavoratori e lavoratrici.

Stop violenza e molestie

Riflesso delle discriminazioni sul lavoro una condizione subalterna e più fragile anche nella vita di tutti i giorni. Questo l’humus che continua ad alimentare piaghe sociali come la violenza di genere, anche nella sua espressione più tragica, quella dei femminicidi, o le molestie dentro e fuori dal posto di lavoro. "Piaghe che vanno debellate – dichiarano Duz, Cisorio e Gruarin – attraverso misure strutturali e a tutto campo  capaci di contrastare la cultura patriarcale e sessista che pervade trasversalmente il tessuto sociale: bene che se ne occupi la scuola, ma è necessario anche supportare le famiglie, le imprese e i datori di lavoro pubblici e privati nell’educazione al rispetto e nel contrasto alle discriminazioni".

Le donne contano

Se la sfida è anche quella di sostenere l’indipendenza e l’autonomia delle donne, è proprio in questa direzione che guarda il progetto di educazione finanziaria le Donne contano, avviato da Bankitalia con il supporto dei sindacati confederali. Partita a gennaio, l’iniziativa sta toccando tutte le regioni italiane e sbarca oggi in Friuli Venezia Giulia, con i due primi moduli, di una quarantina di partecipanti ciascuno, che si tengono tra oggi e domani a Trieste, nel palazzo della Banca d’Italia, in corso Cavour 13, con un programma che spazia dalla pianificazione finanziaria agli strumenti di pagamento elettronici, dalla sicurezza informatica alla gestione di mutui e investimenti.

Appello per la pace

 Al centro delle tante iniziative organizzate in concomitanza o in prossimità dell’8 marzo (per un programma dettagliato si vedano i siti di Cgil, Cisl e Uil regionali), come detto, anche un accorato appello per la pace. "Siamo vicine – dichiarano Duz, Cisorio e Gruarin – a tutte le donne palestinesi e ucraine, che hanno pagato e stanno pagando un prezzo altissimo, così come alle donne russe ed israeliane che si sono mobilitate contro la guerra, alle donne afghane ed iraniane che la durissima repressione non è riuscita a zittire. Ci uniamo con forza, quindi, al grido di “cessate il fuoco”, subito e ora, a Gaza, con il rilascio di tutti gli ostaggi e dei prigionieri politici, e in tutti gli altri territori che sono scenari di guerra, dall’Ucraina al Kurdistan, alla Siria ed allo Yemen. Si cerchi la pace con un protagonismo vero ed efficace dei del nostro Governo e dell’Europa, si potenzino i corridoi umanitari in tutte le zone di guerra e si ponga fine alla strage di civili, nel pieno rispetto della vita e della dignità umana, abbandonando la pericolosa strategia del riarmo come unica e sterile risposta al perdurare dei conflitti".

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