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Tra il silenzio della sinistra e pugno duro della destra, la Cavarzerani è una bomba ad orologeria

Comune e Regione hanno dichiarato l'ex caserma "zona rossa", mettendo in quarantena centinaia di persone: le associazioni criticano la scelta, l'opposizione tace

Dalla decisione di farla diventare un centro dove "accogliere" i richiedenti asilo arrivati a Udine, l'ex caserma Cavarzerani ha fatto sempre discutere. "Chiudeteli dentro", "tirateli fuori", "rimandateli a casa": le opinioni di politica e società civile si sono rincorse, accavallate e scontrate, senza però trovare una soluzione che accontentasse tutti. Forse, ci permettiamo di suggerire, perché una soluzione facile non c'è proprio. 

La ex Cavarzerani era stata riaperta per emergenza e, nell'ottica dell'amministrazione di allora, sarebbe dovuta restare operativa ben poco. La storia ci racconta che non è andata così, anzi: la storia ci racconta e ci dovrebbe insegnare che i flussi umani di certo non si fermano con del filo spinato o presidi militari dei confini. Ma la storia ci sta insegnando anche che le parole (cfr. la propaganda) conta più dei fatti e quindi anche Udine si ritrova ora al centro delle cronache e delle polemiche per nuovi arrivi, nuovi contagi e vecchia situazione irrisolta sulla gestione delle persone migranti. 

Scende in strada l'esercito

L'idea che ha preso forma è stata dunque quella di serrare a doppia mandata il centro di accoglienza, schierare l'esercito a presidio e obbligare a una quarantena nella quarantena circa 500 persone a fronte di "soli" tre positivi al coronavirus, che sembra – a questo punto – più un pretesto che altro per fare quello che le amministrazioni comunale e regionale volevano fare da tempo e che – legittimamente – ha rappresentato il loro cavallo di battaglia elettorale. 

Dalle associazioni che si occupavano di accoglienza diffusa, quella pensata dal centrosinistra per permettere l'inclusione e poi tagliata da Fontanini appena insediato a palazzo D'Aronco, si è levata l'unica critica alla faccenda. Anzi, più che una critica, una considerazione di "coerenza". «Sosteniamo da sempre che quella struttura è una bomba sociale ad orologeria. Scellerata la decisione di far fare a chi è appena arrivato, la quarantena lì, in mezzo a centinaia di altre persone». La caserma ad oggi ospita 480 richiedenti asilo, di cui 180 in quarantena. La capienza massima sarebbe di 330 persone, commenta Giovanni Tonutti presidente di Oikos. 

«Da anni ormai – evidenzia Tonutti – sosteniamo che la Cavarzerani rappresenta una bomba sociale ad orologeria, nel cuore della città. Continuare a riempirla in tempi di pandemia è semplicemente scellerato. Per altro – prosegue – perché la quarantena sia effettiva ed efficace le persone dovrebbero stare in stanze singole, senza entrare in contatto con gli altri. Se così è perché si rinchiudono tutti i 480 migranti? Se al contrario ci sono stati contatti allora è chiaro che la struttura è del tutto inadeguata, e allora chi ha deciso di correre un così grave rischio di salute pubblica? Eppure ricordiamo che in Friuli Venezia Giulia ci sono strutture ad hoc per la quarantena. È chiaro che a incidere in maniera drammatica è un problema a monte della questione che affrontiamo oggi e che risiede nella decisione di smantellare il sistema virtuoso dell’accoglienza diffusa».

Sotto la lente, la decisione di favorire soluzioni all’insegna delle grandi concentrazioni di persone, cancellando l’accoglienza strutturata in piccoli gruppi, «mirante a favorire l’integrazione dei migranti nel tessuto sociale». «Siamo e sempre saremo contrari alle strutture di grande concentrazione di persone, sono disumanizzanti ed estremamente pericolose per il territorio e le comunità che lo abitano, anche perché i decreti sicurezza negli ultimi anni hanno favorito la gestione di queste strutture a grandi realtà mosse unicamente dal profitto e avulse dal territorio e dalla sua conoscenza».

L'assordante silenzio della sinistra

Da parte delle associazione viene sollevata anche la questione dei respingimenti che l’Italia sta praticando da un paio di mesi alla
frontiera con la Slovenia
. «Su questo grave problema – conclude Tonutti – è assordante il silenzio dei nostri consiglieri regionali di
opposizione che si guardano bene dal prendere le distanze dall'operato della ministra Lamorgese, lasciando così che l’Italia sia di
fatto il primo anello di una vergognosa catena di violenze e tortura che caratterizza tutta la rotta balcanica
».

Per quel che riguarda Udine, l'assordante silenzio – eccezion fatta per qualche post sui social che non dovrebbe far testo – riguarda invece i consiglieri comunali di minoranza, ovvero di quella parte politica che il sistema di accoglienza diffusa l'ha creato, la ex Cavarzerani l'ha aperta nella speranza di contenere un'emergenza e ha sempre criticato il modo in cui gli attuali amministratori hanno condotto le loro campagne elettorali, vincendoci le elezioni.

Tra silenzio e propaganda, tra post sui social ed esercito in strada, però, la soluzione a un fenomeno epocale come quello della migrazione non è nemmeno lontanamente vicina e, temiamo, non lo sarà per molto tempo. 

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