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Lunedì, 29 Aprile 2024
Sanità pubblica

Cancellato il fondo nazionale contro i disturbi alimentari: "Una tragedia anche per Udine"

Matteo Balestrieri, responsabile della Centro per il trattamento dei Disturbi del comportamento alimentare cittadino, non trattiene la delusione per la decisione del Governo: "Questo genere di patologie sono fenomeno in crescita che andrebbe supportato, non abbandonato"

"Non so come dirlo ai genitori e ai miei pazienti". È avvilito il professor Matteo Balestrieri, responsabile del Centro per i disturbi alimentari dell'Azienda sanitaria universitaria del Friuli Centrale. La legge di bilancio del Governo Meloni ha cancellato con un colpo di spugna i 25 milioni di euro destinati al Fondo per il contrasto dei disturbi alimentari per il biennio 23-24. E il progetto messo in campo da Balestrieri con la sua equipe di lavoro, per il quale aveva ricevuto i finanziamenti dalla Regione e per il quale aveva anche assunto due professioniste, verrà cancellato. E non potrà proseguire. Abbandonando i pazienti che lo stanno seguendo, una decina di persone in tutto, affette da diversi disturbi del comportamento alimentare.

La situazione

Istituito nel 2021, il Fondo nazionale aveva l’obiettivo di potenziare le strutture ambulatoriali esistenti con progetto creati ad hoc. "Con la Regione abbiamo realizzato un progetto per garantire un'assistenza adeguata a chi soffre di anoressia, bulimia e altri disturbi del comportamento alimentare – spiega Balestrieri –. Un progetto di peer education, che prevede un lavoro di tipo terapeutico di gruppo". Una metodologia che si basa su un processo di trasmissione di esperienze tra i membri di un gruppo di pari, all'interno di un piano che ha obiettivi, tempistiche, modi, ruoli e strumenti ben strutturati. Questa metodologia può diventare la chiave del cambiamento nella comunità entro cui l’intervento si svolge. Per la gestione del progetto sono state anche assunte due persone: una psicologa e un'educatrice professionale. "Nonostante alcuni problemi iniziali, dovuti al fatto che alcune persone che avevano iniziato a collaborare poi se ne sono andate, di fatto, il progetto va avanti soprattutto grazie alla buona volontà e all'impegno di chi vi partecipa" racconta il professore. Un impegno che ora ha una scadenza, a ottobre 2024. "Non so come sia stato possibile che non si sia riusciti a dare continuità – riflette lo specialista –. Non so come dirlo alle famiglie. Se le cose resteranno così come deciso nella legge di bilancio, dovremmo far finire tutto. Abbandonare il progetto e i pazienti. E anche mandar via due preziose collaboratrici che, purtroppo, non vedranno rinnovato il loro contratto". Secondo le statistiche i disturbi alimentari sono in aumento. In regione sono addirittura più di mille i nuovi utenti che ogni anno necessitano il supporto di un team di professionisti, con un aumento del 10 per cento nel 2023 rispetto all'anno recedente. La fascia di età più colpita è quella tra i 18 e i 29 anni. Ma è in drastico aumento il numero di malati tra i più giovani, anche preadolescenti.

Gli altri problemi

Ma non è solo questo a preoccupare Balestrieri: "La situazione, almeno per quanto riguarda Udine, è davvero difficile. Non abbiamo la possibilità di far ricoverare i pazienti che ne avrebbero bisogno". Non esiste in Friuli Venezia Giulia un centro residenziale per disturbi del comportamento alimentare. "Se dobbiamo far ricoverare un paziente ci dobbiamo rivolgere a una struttura pubblica in Veneto, a Portogruaro. Oppure in qualche altra struttura, magari privata, in giro per la Penisola. Si parta di persone che rischiano di morire". Al momento ci sono quattro centri per adulti in regione: a Udine, San Vito, Monfalcone e Trieste. Poi ce ne sono altri tre per i minori: al Burlo, a Palmanova e a Pordenone. I servizi dedicati sono, però, prettamente di ambulatorio diurno, "Sul tavolo del direttore di Asufc c'è un protocollo da firmare per avviare i ricoveri a Palmanova. Non è la soluzione ideale – spiega Balestrieri –, ma è meglio di niente. Speriamo lo sigli al più presto". E conclude: "Mi auguro anche che venga mantenuta quanto prima la promessa che qualcosa possa cambiare e che, quindi, venga realizzata una struttura adatta ai ricoveri".

L'appello della consigliera Liguori

"È necessario avere un centro residenziale in Friuli Venezia Giulia per disturbi del comportamento alimentare. La creazione di un centro per le degenze aperto 24 ore su 24  – spiega la consigliera regionale Simona Liguori, del gruppo Patto-Civica Fvg –, rappresenterebbe un passo fondamentale per migliorare la prognosi di tali malattie. La proposta va a completare l’iter già cominciato con la concessione da parte dell’Amministrazione regionale di un finanziamento straordinario di 1,5 milioni di euro all’azienda sanitaria Friuli Centrale Asufc per l’acquisizione e l’adeguamento degli immobili da adibire con le relative attività. L’obiettivo – dice Liguori – è quello di garantire un’idonea collocazione alle attività sanitarie, anche residenziali, di gestione e trattamento dei disturbi del comportamento alimentare. Dunque, nell’ordine del giorno che è stato accolto nella legge finanziaria di dicembre scorso, ho chiesto alla Giunta regionale di intraprendere tutte le azioni necessarie per realizzare nel più breve tempo utile un centro residenziale per i disturbi alimentari in Asufc".

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