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Cronaca San Rocco / Viale Venezia

Operazione antidroga: tra gli arrestati anche dei richiedenti asilo politico

Le "menti" e i componenti operativi principali dell'organizzazione provengono da Afghanistan, Ghana e Marocco, ma tra i protagonisti principali c'è anche un cittadino italiano

C'erano anche dei richiedenti asilo politico in regime di protezione tra i componenti dell'organizzazione di spacciatori di droga messa alle strette dalla Squadra Mobile di Udine e dalla Direzione distrettuale Antimafia di Trieste.

H. A. J., detto 'Qaq', afgano di 25 anni, considerato colui che gestiva in maniera diretta e indiretta lo spaccio impartendo le direttive ai complici, è stato arrestato in provincia di Enna dove era ospite di un istituto salesiano quale richiedente asilo che aveva ottenuto la protezione sussidiaria e inserito nei relativi progetti. In protezione sussidiaria si trovava anche K. G., afgano di 26 anni, ora ai domiciliari, che aveva messo a disposizione la sua abitazione come covo. Mentre N. K. S., afgano di 24 anni, semplice pusher, entrato in Italia da minorenne, con permesso di soggiorno per asilo politico.

Tra gli arrestati ci sono poi H. H., 26 anni, curdo-iracheno irregolare in Italia, e D. O., 22 anni ghanese, in passato titolare di una carta di soggiorno scaduta, considerato colui che teneva i contatti con i fornitori nigeriani e i corrieri che si rifornivano di stupefacente con viaggi in treno in diverse zone d'Italia. Regolare in Italia, dove è residente con la famiglia, è invece O. B., detto Zibi Marrakesh, marocchino di 21 anni, mentre l'unico italiano del gruppo, A. B., 20 anni, secondo l'accusa sarebbe stato incaricato di tenere i contatti con i ragazzi più giovani.

A tutti quanti la Procura della Dda contesta la costituzione e la partecipazione a un'associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di stupefacenti. L'operazione, denominata 'Levriero 2013', e' stata condotta con numerosi servizi di osservazione e pedinamento nei confronti di indagati e assuntori. L'inchiesta ha preso le mosse nel giugno 2013 a seguito di elementi raccolti nel corso dell'indagine sull'omicidio di Mirco Sacher, pensionato delle ferrovie trovato senza vita in un campo alla periferia di Udine, da cui era emerso che le due adolescenti responsabili della morte del pensionato consumassero occasionalmente marijuana, ceduta loro da alcuni soggetti di differenti etnie presenti a Udine.

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