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Cronaca

Addio al giornalista Mauro Nalato, sconfitto da una lunga malattia

Il ricordo di un professionista stimato e conosciuto

«Come va Mauro?». «Un’altra domanda?». Dell’ultima volta che abbiamo chiacchierato faccia a faccia ricordo questo dialogo. Nessuna rivelazione - lottava contro il male da quattro anni e la cosa era risaputa, considerando i diversi interventi e le cure a cui si era dovuto sottoporre - ma concretezza e trasparenza, anche con me che sono stato conoscente e non amico. Pensi a un aggettivo che ne sintetizzi la personalità, cerchi di evitare celebrazioni postume che in tante altre occasioni ti fanno ridere prima che innervosire e ti passano davanti - in ordine sparso - le tante immagini di vita vissuta, tra tavoli di bar, vie e piazze cittadine, sedi istituzionali. Nalato che sbraita, Nalato che catechizza, Nalato che ascolta, Nalato che sorride soddisfatto. È stato tra quelli che hanno inventato un mestiere - perlomeno in Friuli - e cioè quello dell’ufficio stampa, ha vissuto e lavorato fuori - nel suo settore, per fare quello che gli piaceva e che ha sempre fatto successivamente - quando emigrare per svolgere una professione intellettuale non era nemmeno concepibile da queste parti. Ha abbracciato, sostenuto e difeso parecchie cause, animato dalla personalità e dalla nomea, non rinunciando mai a celebrare con stile esuberante ogni litigio o questione. Mi chiedo se mi mancherà Nalato, e la risposta non può essere che affermativa. Io però l’ho conosciuto, ne ho goduto e sono stato migliorato da lui, come persona e come giornalista. E chi verrà dopo, da oggi in poi? Ecco, per quelli la sua assenza sarà un problema enorme. Perché un personaggio di quello spessore, se vuoi fare questo lavoro, devi incontrarlo per forza. 

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