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Cronaca

I documenti di Pasolini alla Joppi, per Casarsa è «un errore»

Dal centro studi dedicato al poeta fanno sapere che «ai sensi della normativa che regola il diritto d’autore – contrariamente a quanto dichiarato alla stampa nessuna carta pasoliniana potrà essere né consultata né tanto meno studiata senza l’autorizzazione della cugina Graziella Chiarcossi erede di Pasolini»

«Sorpresa e rammarico» fanno sapere dal Centro Studi Pier Paolo Pasolini Casarsa «nell’apprendere la notizia che la professoressa Giuliana Cumini ha fatto dono alla Biblioteca Civica “V. Joppi” di Udine di un fondo di carte autografe di mano pasoliniana, alcune delle quali inedite».

Le dichiarazioni appaiono sulla bacheca Facebook di Piero Colussi, presidente dell'organizzazione. 

«Manoscritti - si continua a leggere - che, evidentemente, si trovavano nella “famosa” cassapanca della casa della madre Susanna Colussi a Casarsa e che la professoressa allora giovane neolaureata afferma di aver ricevuto dalla zia Giannina Colussi poco dopo la morte dello scrittore. A dire il vero, non è la prima volta che manoscritti del giovane Pasolini rischiano la dispersione: infatti, un caso analogo, ma di rilievo assai maggiore, si era già verificato anni prima quando i coniugi Luigi e Andreina Nicolosi Ciceri erano entrati in possesso di una parte considerevole dei manoscritti lasciati da Pasolini nella cassapanca di Casa Colussi dopo la precipitosa fuga a Roma con la madre avvenuta il 28 gennaio del 1950. Con grande senso di responsabilità Andreina Nicolosi Ciceri poco prima della sua morte avvenuta il 24 maggio 2000 decise, con lascito testamentario, che quelle carte scritte dal giovane Pasolini tornassero al loro posto nella casa materna, sede, dagli anni Novanta, del Centro studi intitolato al poeta “friulano”. Stupisce e dispiace che questa volta non sia stata fatta la stessa scelta e meraviglia il fatto che il dott. Romano Vecchiet, direttore della Biblioteca di Udine, persona di grande competenza e senso di responsabilità, non abbia voluto suggerire all’amica donatrice di fare altrettanto. È certo che – ai sensi della normativa che regola il diritto d’autore – contrariamente a quanto dichiarato alla stampa nessuna carta pasoliniana potrà essere né consultata né tanto meno studiata senza l’autorizzazione della cugina Graziella Chiarcossi erede di Pasolini: informazioni queste che dovrebbero essere ben note a chi si occupa di beni archivistici. Il Centro Studi non perde, comunque, la speranza che possa venir individuata in un prossimo futuro una forma di collaborazione che consenta di riunificare sotto il tetto di Casa Colussi i materiali della produzione giovanile pasoliniana, a partire dall’esigenza di garantire una catalogazione coerente con quella del Gabinetto Vieusseux di Firenze – dove gli eredi hanno depositato da tempo gran parte dei manoscritti autografi – e con quella del Centro studi di Casarsa. Vale la pena ricordare che l’archivio di Casarsa è stato dichiarato con decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali del 18 giugno 2010 “bene di interesse culturale” di importante rilievo e degno di “particolare tutela” esercitata dalla Soprintendenza Archivistica per il Friuli Venezia Giulia, la quale, fra i propri compiti istituzionali ha anche quello di evitare la frammentazione dei fondi archivistici di pregio».

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