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Comportamenti sessuali o categorie a rischio? Il vaiolo delle scimmie e il ritorno dello stigma sociale

Il Ministero della Salute ha diffuso l'elenco delle persone a cui è dedicato in via prioritaria il vaccino contro il Monkeypox. Vaccino che, comunque, per ora non è disponibile ancora in Friuli Venezia Giulia

E ci risiamo. Dopo aver vinto, finalmente, lo stigma che voleva le persone omosessuali, bisessuali e trans principali (e per molti unici) malati di Aids o sieropositivi al virus dell'Hiv, il Ministero della Salute torna a dirci che il “nuovo” vaiolo delle scimmie si diffonde per via sessuale tra queste categorie.

Ci sono voluti anni e anni perché si passasse dal concetto di “categorie a rischio” a quello di “comportamenti sessuali a rischio”. Ci sono voluti anni e anni perché anche la comunità lgbtqi+ potesse andare a donare liberamente il proprio sangue senza dover dichiarare esplicitamente il proprio orientamento sessuale. E, invece, sembra che ci siamo ricascati e ricascate.

Il Monkeypox

In questi giorni si parla molto del vaccino che il Ministero della Salute ha reso disponibile in Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto, ma non ancora in Friuli Venezia Giulia, per contrastare la diffusione di questo nuovo virus. Un primo caso si è già registrato a fine maggio scorso anche nella nostra regione, ma ora ci si può vaccinare. Tutti e tutte?

Ebbene no, perché si è deciso di “privilegiare” alcune categorie ad alto rischio a cui verrà offerta inizialmente la vaccinazione, come profilassi pre-esposizione. Queste categorie, si legge sul sito del Ministero, "sono individuate tra personale di laboratorio con possibile esposizione diretta a orthopoxvirus; persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM) e che rientrano in particolari criteri di rischio (più partner sessuali negli ultimi 3 mesi e/o partecipazione a eventi di sesso di gruppo e/o partecipazione a incontri sessuali in locali/club/cruising/saune e/o almeno un episodio nell'ultimo anno di infezione sessualmente trasmessa e/o abitudine alla pratica di associare gli atti sessuali al consumo di droghe chimiche (Chemsex)".

Categorie o comportamenti

Molti virologi, oramai abituati ai riflettori dei media dopo il boom del Coronavirus, si sono subito precipitati a dire che non c'è nessuno stigma verso la comunità lgbtqi+, ma che, vista l'altissima percentuale di contagiati tra "questi maschi" la campagna vaccinale va orientata verso di loro.

Insomma, poco importa se in Italia esistono centinaia di sex club per scambisti eterosessuali, spiagge in cui si pratica sesso di gruppo all'aria aperta, decine di siti internet in cui la sessualità tra persone, consenzienti, maggiorenni ed eterosessuali è vissuta liberamente. Poco importa se questa “categoria” (lo scriviamo provocatoriamente) continua, vivaddio lecitamente, a vivere la propria sfera sessuale in modo libero e disinibito.

No, l'importante è che gay, lesbiche, bisessuali e persone trans si vaccinino contro il vaiolo delle scimmie. In poche parole rimettiamo pure quell'inquietante alone viola attorno ai pericolosi untori come nella campagna ministeriale nel lontano 1990 contro l'Aids. Dimentichiamoci pure che sono i comportamenti sessuali ad essere a rischio e non le categorie. Illudiamoci pure, come facemmo con l'Aids, che solo alcuni e alcune potevano ammalarsi. Salvo poi accorgerci che il virus si diffondeva anche “tra gli altri e le altre”. Ma, ahimè, era troppo tardi.

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