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Ultimo appello di “Europa Aquileiensis”

Il nuovo partito euroregionalista friulano non scende in campo direttamente in questa tornata e sceglie l'antica ricorrenza civica locale di San Giorgio per invitare i cittadini a un voto di coscienza nel solco dei migliori valori del Friuli Venezia Giulia.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

“Assumendo come metro i propri principali orizzonti programmatici, tesi allo sviluppo di una comunità territoriale inclusiva su radice locale e partecipativa oltreché raccordo internazionale identitario attivo, attualizzante il ruolo di centralità che fu di Aquileia, il Coordinamento Politico Euroregionalista Friulano / Coordenament Politic Euroregjonalistic Furlan 'Europa Aquileiensis' si accinge ora a valutare i programmi dei candidati alla Presidenza della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, a scopi di una consona indicazione di voto da potersi proporre all'elettorato. Sul tema portante della coesione comunitaria paiono soffermarsi in particolare, nei relativi documenti programmatici, i candidati Bolzonello e Cecotti, che però non esplicitano piani mirati di ingegneria identitaria atti a corrispondere a una società le cui differenze da coordinare non sono più quelle della tradizione soltanto ma anche il portato di varie eterogeneità di recente immigrazione. Non si tratta più solo di mettere in rete udinesi e triestini, friulanofoni e slavofoni, bensì autoctoni ed immigrati, attorno a una cultura del territorio interetnicamente assunta come neutro e radicato collante di comunità! L'idea cecottiana di un modello poliedrico reticolare di coesione regionale rappresenta un salto di qualità rispetto a veteroautonomismi barricati, ad esempio, a difesa di certi esclusivismi friulanisti. Piace, pur increduli, riscontrare un eccezionale avvicinamento a posizioni per lungo tempo isolate nella società civile d'area ed incarnate principalmente dalle posizioni eterodosse espresse negli ultimi due decenni dal movimento culturale del Fogolâr Civic. Alto e vibrante su questo tema il discorso di Bolzonello, limpido e nobilissimo quello di Cecotti nel suo fervente richiamo ad una solidarietà comunitaria, superamento di pregiudizi e di divisioni che hanno sinora tanto contato negativamente soprattutto in campo autonomista. In effetti, oltre a prospettare implicite riserve di fronte all'affacciarsi di una pax regionalista, 'concordia ordinum' implicante anche magari patti di non belligeranza in seno alle classi dirigenti locali, coperchio eventuale per taciti accordi e convergenti ostracismi configuranti conseguentemente le autonomie in termini di piccola corte feudale, 'Europa Aquileiensis' esprime effettiva difficoltà ad orientare il voto a favore di una forza quale quella cecottiana i cui candidati alla presidenza della Regione e alla carica di primo cittadino di Udine hanno di recente incredibilmente snobbato le iniziative popolari commemorative della festa friulana del 3 aprile alle quali erano stati invitati insieme ai loro omologhi degli altri schieramenti. Qualora null'altro ostasse, la stessa ragione pregiudiziale opporrebbe la medesima difficoltà per un eventuale orientamento a favore del programma di Fedriga. In nessuno dei quattro programmi rileva un'esplicita assunzione dell'opera di promozione sociale diffusa della cultura regionale come espresso elemento di raccordo comunitario territoriale inclusivo. Se le parole hanno davvero un senso, nel programma del centrodestra addirittura si manifesterebbe incredibilmente un indistinto riconoscimento 'della specificità storica ed etnico-linguistica della popolazione residente nella Regione Friuli Venezia Giulia', cosa che, alla lettera, significa, in pratica, parificare il friulano o il resiano, ovvero idiomi autoctoni, all'albanese o al cinese, lingue chiaramente immigrative degli ultimi tempi! Valutazioni, queste, che ricorrono senz'altro sovente nello schieramento delle sinistre. Le lingue locali, insomma, non vengono esplicitamente assunte come base di radicamento e di aggregazione territoriale al di là delle origini dei residenti ma come mero dato culturale, formativo, estetico, ad incremento del quadro intellettivo e comunicativo non primariamente identitario-coesivo della popolazione insediata. Un orpello, insomma. Poco altro. Per quanto riguarda poi il tema specifico della partecipazione popolare ovvero della democrazia diretta, esso non pare rilevare nemmeno nel programma del candidato del Movimento 5 Stelle, formazione originariamente distintasi per i suoi afflati partecipativi. È già tanto leggere qua o là tratteggiati processi di codecisione coinvolgenti Enti territoriali in ordinario regime di democrazia rappresentativa oppure le solite consultazioni a tema, non vincolanti, di cosiddetti portatori d'interesse. Sempre e comunque risalta l'assenza di specifici organi e istituti civici, partecipativi e deliberativi, incidenti dignitosamente in corso di mandato sulle decisioni degli esecutivi o delle assemblee normative. Non vi è innovazione reale in questo campo. Per quanto riguarda, infine, l'aspetto dell'apertura e del protagonismo internazionali della regione, tema in buona sostanza condiviso da tutti i candidati governatori in lizza, non si riscontrano generalmente, nei programmi degli stessi, convinte espressioni di memoria storica del ruolo regionale nella Mitteleuropa. Quando vi si attesti una qualche coscienza identitaria, la stessa mostra di avere radici brevi o di non averne e rami aggettanti verso un futuro senza passato, liquido, ondivago, privo di riferimenti solidi cui ancorarsi per non annegare nel moto perpetuo indistinto della storia. Senza superbia e senza retorica, 'Europa Aquileiensis' si rende sempre più conto di mancare direttamente sulla scena politica e nell'agone elettorale. La sua assenza priva l'elettorato, infatti, di un'opzione necessaria a favore di una visione coordinata e radicata in profondità nell'esperienza storica e nelle ambizioni massime di un territorio quale quello del Friuli Venezia Giulia. Per una giovanissima formazione dal cuore antichissimo e proiettato al futuro, in questo momento non risulta altra soluzione che quella, pur d'alto profilo, di rinnovare all'elettorato un richiamo ai valori e ai temi prospettati come principali orizzonti programmatici ideali. Null'altro, al momento. Un appello al voto di coscienza in ossequio ai migliori sentimenti che albergano nella civiltà delle nostre terre!”. Ecco il testo dell'appello agli elettori in vista delle prossime elezioni regionali nel Friuli Venezia Giulia che il coordinatore del nuovo partito euroregionalista friulano “Europa Aquileiensis”, prof. Alberto Travain, diffonde a mezzo stampa da Udine, nell'antica ricorrenza civica locale di San Giorgio, dopo aver presentato il documento al vaglio degli altri dodici cofondatori della formazione avviata lo scorso 14 novembre (Alfredo Maria Barbagallo, Sergio Bertini, Gianna Bianchi, Andrea Cantoni, Renata Capria D'Aronco, Maurizio Di Fant, Giuliano Fabbro, Fernando Luisi, Claudio Moretti, Roberto Pirzio Biroli, Andrea Sabbadini, Mirella Valzacchi).

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