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Cronaca

Riduzione in schiavitù e favoreggiamento prostituzione: vigile condannato

L'uomo, un 43enne di Caneva di Pordenone, era accusato di soprusi nei confronti di una donna straniera, che sarebbe stata costretta a prostituirsi con gli sponsor di una gara ciclistica

Tre anni di reclusione e 2 mila euro di multa, più 10mila euro di provvisionale per il risarcimento dei danni alla vittima (ancora da quantificarsi in separata sede). È la condanna, integralmente condonata, pronunciata ieri dalla Corte d'Assise del Tribunale di Udine nei confronti di un agente della polizia municipale di Caneva (Pordenone), il 43enne F.R., coinvolto nell'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Trieste su 'sesso e ciclismo' che aveva travolto la manifestazione ciclistica 'Giro del Friuli'.

L’ACCUSA. Il vigile era accusato, in concorso con un imprenditore nel frattempo deceduto, di riduzione in schiavitù e favoreggiamento della prostituzione. Vittima dei soprusi dei due una donna di origini straniere ora residente in Veneto, che sarebbe stata segregata in una casa di montagna e costretta a intrattenersi con gli imprenditori che sponsorizzavano le gare.

L’ESITO. La Corte d'Assise lo ha assolto dall'accusa di riduzione in schiavitù perché il fatto non sussiste, ma lo ha condannato per il favoreggiamento della prostituzione. La Corte lo ha inoltre dichiarato interdetto per tre anni dai pubblici uffici e dalla tutela e curatela, e lo ha condannato a risarcire i danni alla vittima, costituitasi parte civile, da quantificarsi in separato giudizio, con una provvisionale di 10 mila euro.

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