Morì in un incidente nel primo giorno dopo il lockdown: il compagno accusato di omicidio stradale

Erano circa le 17 del 4 maggio 2020, primo giorno dopo il lockdown, quando l'auto dove viaggiava Giulia Comuzzi, 36enne mamma di tre figli di Codroipo, si era capottata scaraventandola fuori dal finestrino. Per lei non c'era stato nulla da fare e ora il suo compagno, che era sull'auto insieme a lei, è stato condannato in abbreviato a quattro anni di reclusione per omicidio stradale e guida in stato di ebbrezza. L'uomo, allora 39enne. di Udine, aveva inizialmente raccontato che alla guida del mezzo c’era la donna: a confermare questa versione dei fatti anche alcuni automobilisti e una telecamera di videosorveglianza lungo la strada. La testimonianza di un altro automobilista, un camionista che ha scritto un post su Facebook raccontando la sua versione dei fatti, ha poi ribaltato la situazione sostenendo che a un certo punto la donna aveva lasciato il posto di guida al compagno. La sentenza è stata emessa dal gup del tribunale di Udine, Mariarosa Persico, che, d'accordo con l'impianto accusatorio, ha ritenuto l'imputato colpevole di omicidio stradale aggravato dalla guida in stato di ebbrezza, riconoscendogli la diminuente legata al mancato utilizzo della cintura di sicurezza da parte della vittima, oltre che la riduzione prevista per la scelta del rito.

L'incidente

L'incidente era avvenuto all'intersezione tra la statale 13 “Pontebbana” e via Pordenone, all'altezza del civico 45, strada che conduce al centro del Medio Friuli. Nel sinistro si erano scontrate due auto e, nell'impatto, la donna aveva perso la vita sul colpo. L'impatto era stato così violento che per lei non c'era stato nulla da fare, mentre il compagno era stato ricoverato in gravi condizioni all'ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, dove era stato trasportato in codice rosso.