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Frana Passo Monte Croce Carnico: «La Regione dialoghi con il territorio e supporti le realtà economiche»

Patto per l’Autonomia dell’Alto Friuli: «L’ipotizzata riattivazione dell’asse viario esistente nell’arco di diversi mesi, ha mostrato come una misurata dose di buonsenso pratico sarebbe stata auspicabile»

Continua la discussione tra i banchi del consiglio regionale sul caso Passo Monte Croce Carnico dopo la frana di dicembre. Per il Patto per l’Autonomia dell’Alto Friuli, la Regione Fvg dovrebbe «dialogare con il territorio e supportare le realtà economiche della Valle del But».

La decisione della Regione Fvg sulla viabilità verso l'Austria

Parere

«La riunione avvenuta a Tolmezzo tra il governatore Fedriga e la delegazione carinziana sulle azioni da intraprendere a seguito della frana di Passo Monte Croce, ha rappresentato un bagno di realtà per la Giunta regionale, nondimeno per il vicepresidente Mazzolini, impegnato da settimane a promuovere trafori», si legge in una nota del Patto per l’Autonomia dell’Alto Friuli. «L’ipotizzata riattivazione dell’asse viario esistente nell’arco di diversi mesi, ha mostrato come – almeno per la gestione immediata del problema – una misurata dose di buonsenso pratico sarebbe stata auspicabile, alla luce della posizione non certo acquisita della parte austriaca rispetto all’opzione del tunnel. Detto questo, pur ammettendo senza dubbi la complessità della situazione, estendiamo la riflessione sul buonsenso pratico a un altro fondamentale aspetto: da una Giunta che ha ripetutamente dichiarato attenzione al mondo produttivo, è parsa sorprendente l’assenza di un pensiero attivo sulle conseguenze economiche prodotte dalla chiusura della strada, sia riguardo l’occupazione di singoli cittadini che di intere realtà commerciali della Valle del But, in alcuni casi private di quote cospicue di attività dal giorno del crollo».

La critica

«In un tempo in cui, tra un assestamento di bilancio e un altro, la Giunta regionale ha stanziato milioni su milioni secondo una non ben identificata pianificazione, sarebbe stato auspicabile impostare strategie di supporto per le attività colpite dal tracollo dell’indotto transfrontaliero. Ci saremmo aspettati quindi che una Regione così attenta all’imprenditoria fosse in grado di dialogare con il territorio, di definire un quadro reale dei danni socio-economici causati dalla frana, censendo una a una le realtà colpite, costruendo e mantenendo con esse un dialogo puntuale e individuando con precisione i bisogni necessari a superare questo periodo di crisi, onde agire di conseguenza; un percorso certo non semplice, ma doveroso. Il fatto che un atto così indispensabile non sia stato finora preso in considerazione, fa emergere la limitatezza conoscitiva della realtà montana da parte della maggioranza regionale, incapace di immaginare una visione di politica territoriale che vada al di là del turismo ipertrofico o di un flipper disorganico di contributi, entrambi argomenti utili per l’auto-affermazione feudale di qualche volto noto», continua la nota. «Pare non azzardato quindi chiedersi se, per la maggioranza regionale (e in primis per il suo volto noto in Alto Friuli) la correttezza istituzionale sia una pratica da applicare sul territorio con criteri uniformi o invece sia solo appannaggio di interlocutori perennemente grati, meglio se utili promotori di proposte stradali alternative. In ogni modo, visto che dalle ultime dichiarazioni il collegamento viario non sarà attivo in tempi brevi, auspichiamo un’inversione di rotta nei rapporti con il territorio, a partire dall’individuazione di modalità di sostegno di un contesto socio-economico locale duramente provato dal blocco del Passo e che necessita della presenza forte dell’istituzione regionale al di sopra di qualsiasi divisione politica», conclude il comunicato. 

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