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Venerdì, 26 Aprile 2024
Aggressione / Via Marsala / Via Gervasutta

La dottoressa aggredita: "Non farò più il medico". I colleghi chiedono l'Esercito in corsia

Adelaide Andriani è intenzionata a non svolgere più la professione dopo il brutto episodio che l'ha vista vittima in via Gervasutta

"Questo episodio è stata l'occasione per decidere di fare altro". È quanto ha dichiarato la dottoressa Adelaide Andriani, 28enne specializzanda aggredita a Udine mentre era di turno come guardia medica, al vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia e assessore alla sanità Riccardo Riccardi. Lo ha riferito lo stesso Riccardi all'agenzia Ansa al termine di un incontro con Andriani e la collega Giada Aveni, intervenuta in difesa della collega denunciando l'accaduto sui social. Riccardi ha precisato che "prima di tutto le due dottoresse stanno bene. Hanno parlato con noi di quello che è accaduto e di come hanno vissuto questa brutta esperienza".

Chiesto l'esercito

Le aggressioni in corsia sono "un fenomeno in crescita e sempre più insopportabile, che va arginato inviando nelle strutture ospedaliere le Forze dell'Ordine, eventualmente anche l'esercito, per garantire l'ordine pubblico". A chiederlo è il sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed, che per tutelare il personale sanitario dalla violenza propone l'operazione "Ospedali sicuri". Le aggressioni che si verificano negli ospedali di tutta Italia ai danni di medici, infermieri e operatori sanitari, spiega Guido Quici, presidente della Federazione Cimo Fesmed, "sono ormai all'ordine del giorno". "Militarizzare i luoghi di cura potrà apparire una misura esagerata, ma ci troviamo di fronte ad un'emergenza che richiede un intervento straordinario. Proponiamo allora l'avvio di un'operazione 'Ospedali sicuri', sulla scia di 'Strade sicure', per tutelare il personale sanitario e disincentivare le azioni violente". Vista "la grave crisi che sta investendo il Servizio sanitario nazionale, con liste d'attesa infinite, pronto soccorso affollati, carenza di posti letto e di personale ed assistenza territoriale limitata, la situazione – conclude Quici – non potrà che peggiorare. Dunque l'esasperazione e la rabbia dei pazienti non potranno che aumentare, insieme al rischio di un aumento delle azioni violente".

L'Esercito risponde

La replica dell'Esercito. "Siamo esecutori di ordini e siamo pronti a fronteggiare qualsiasi evenienza, ma è proprio necessario che sia l'Esercito a occuparsi di queste mansioni? Anche perché distoglieremmo gli uomini da altri incarichi". Così il Cocer dell'Esercito, con il delegato Gennaro Galantuomo, in merito alla richiesta di alcuni sindacati dei medici di avere i militari negli ospedali. "L'Italia – sottolinea – è un paese abituato a fronteggiare le emergenze con l'Esercito. Siamo esecutori di ordini, ma l'importante è che vengano date consegne specifiche, altrimenti sarebbe imbarazzante svolgere funzioni che di solito svolgono le forze di polizia".
 

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