Lavoro: "E' come se fossimo tornati indietro di 10 anni"
Un quadro di estrema criticità, quello rappresentato stamani nel corso del consiglio generale della Cisl dell'Udinese e bassa friulana, che ha raccolto le categorie del pubblico e del privato per fare il bilancio sulla situazione del territorio
Un quadro di estrema criticità, quello rappresentato stamani nel corso del consiglio generale della Cisl dell’Udinese e bassa
friulana, che ha raccolto – accanto al segretario regionale, Giovanni Fania, e alla nazionale Anna Maria Furlan – le categorie
del pubblico e del privato per fare il bilancio sulla situazione del territorio.
L’analisi sulle voci “lavoro” ed “economia” è pesante: stando ai dati diffusi, a livello regionale, sono circa 75mila i
lavoratori interessati dalla crisi, tra disoccupazione (41mila), cassa integrazione (15mila) e mobilità (18mila). E a soffrire di più, accanto a Pordenone, risulta proprio la provincia di Udine, che non solo copre la maggior parte delle ore di cig, ma segna la flessione più netta anche sul fronte dell’export, con un -4,9% nei primi nove mesi dell’anno, che va a sommarsi al calo antecedente. Dal 2008 si parla, infatti, di una perdita pari al 16% per quanto riguarda il Fvg nel suo complesso e del 18% per la sola provincia di Udine. Tradotto in numeri assoluti, significa che si devono recuperare 3,2 miliardi, di cui 1,7 appunto sul territorio friulano.
“E’ come – commenta il segretario della Cisl di Udine, Roberto Muradore – se fossimo tornati indietro di dieci anni. Di fronte a questa situazione è chiaro che urgono interventi concreti ed immediati”. Ed ecco, allora, la ricetta del Sindacato, articolata in una serie di proposte. Innanzitutto politiche industriali efficaci a cui farebbe bene un assessorato dedicato, o almeno figure professionali competenti e con visione all’interno. Un osservatorio delle imprese, per monitorare le reali necessità sulle quali tarare le scelte politiche. Una seria revisione delle partecipate regionali. Maggiore spazio alla ricerca, non fine a se stessa, ma collegata a doppio filo alle imprese. Politiche del lavoro a sostegno dei 40/50enni rimasti senza lavoro, dell’imprenditorialità giovanile e di una formazione ancorata ai fabbisogni del territorio.
“Poi – aggiunge Muradore – c’è tutta la partita delle riforme, come quella istituzionale, e naturalmente della lotta agli
sprechi perché i soldi spesi male sono quelli che producono vergogna e povertà”. “Quello che dobbiamo chiederci – aggiunge il segretario regionale della Cisl, Fania – è che cosa vogliamo che questa regione diventi”. “Dobbiamo – sintetizza – sfruttare meglio le molte eccellenze esistenti (così alcuni settori del manifatturiero, ma anche il terziario e l’agroalimentare) e ripensare in termini nuovi e propositivi alla specialità, che in passato ci ha concesso molto e che può tornare ad essere uno strumento prezioso. Certo, occorrono delle scelte radicali, le riforme, ma anche una seria individuazione di quei drive su cui ancorare il nostro futuro”.