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Si riduce sensibilmente la disparità di genere all’interno della comunità accademica udinese

All'Università di Udine si conferma la prevalenza delle studentesse, 53,1% del totale, ma le donne fanno più fatica degli uomini di ricoprire le posizioni apicali

Piccoli ma virtuosi cambiamenti in seno al Bilancio di genere dell'Università di Udine: rispetto al 2019 e al 2020, i dati del 2021 parlano di una lieve riduzione del divario di genere esistente. 

Le evidenze

Si conferma la prevalenza delle studentesse, 53,1% del totale del corpo studentesco. In particolare, le donne hanno una performance di studio migliore (voto di laurea, laurea in corso, tasso di abbandono) e una maggiore propensione alla mobilità in programmi di studio internazionali in entrata (63,5%) e in uscita (60,7%). Prevale la componente femminile anche fra studenti con cittadinanza non italiana iscritti a un corso di laurea (in netta maggioranza provenienti da Paesi extra Unione europea), che sono il 4,4% della popolazione studentesca totale (di cui 2,6% donne e 1,8% uomini). Con riferimento al personale docente, è aumentato il reclutamento di ricercatrici che passano dal 16,7% del 2020 al 26,7% del 2021. Degno di nota è il valore dell’indicatore di “glass ceiling”, che misura la probabilità per le donne di raggiungere i massimi livelli di carriera. Per l’Ateneo friulano il dato, 1,35, è nettamente migliore rispetto al valore medio nazionale, 1,49. Quando il parametro è pari a 1 indica una condizione di equità tra i generi. La riduzione del valore di questo indicatore rispetto al 2020 (1,37) segnala quindi un progressivo miglioramento dell’Ateneo. Negli organi di governo dell’Ateneo, rispetto al 2020, si registrano discreti incrementi della presenza femminile nei ruoli di delegate di settore 29,4% rispetto al 20% precedente, cui si affianca un significativo incremento delle donne direttrici di dipartimento 37,5% a fronte del 25% del 2020, che portano la componente femminile dal 27,8% al 44,4% nella composizione del Senato accademico.  

«La redazione del Bilancio di genere rientra nelle azioni previste dal Piano triennale delle azioni positive e dal Gender equality plan – spiega il rettore Roberto Pinton –. Da anni ormai abbiamo attivato iniziative di didattica interdisciplinari caratterizzate dall’adozione di una prospettiva di genere: i corsi su Pari opportunità e inclusione e quello di Medicina di genere; progetti di orientamento e formazione, anche in partnership con la Regione Friuli Venezia Giulia, ed eventi di divulgazione scientifica per avvicinare le studentesse alle materie Stem. Se è vero, quindi, che c’è ancora tanto da fare – conclude il rettore –, possiamo dire con orgoglio che abbiamo imboccato la strada giusta per sensibilizzare la comunità accademica sui temi delle pari opportunità e dell’inclusione».  

Secondo Valeria Filì e Maria Cristina Nicoli, che hanno coordinato la redazione del Bilancio di genere, «il riequilibrio di genere in una comunità è un fenomeno lento che si realizza in un arco di tempo assai lungo. L’analisi del trend dal 2019 al 2021 evidenzia alcuni passi avanti specie nella presa di coscienza che il disequilibrio di genere è frutto di discriminazioni e stereotipi che spesso nemmeno riconosciamo. Il Bilancio di genere serve, innanzitutto, per l’acquisizione di una consapevolezza collettiva in merito alla estrema necessità di porre in essere azioni positive per la realizzazione effettiva del principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione». 

Che cos’è

Il Bilancio di genere è uno strumento per monitorare annualmente l’evoluzione della disparità di genere all’interno della comunità accademica. L’obiettivo è fornire una fotografia delle diseguaglianze presenti nella comunità accademica in modo da consentire la realizzazione di efficaci azioni di inclusione, valorizzazione dei talenti e lotta alle discriminazioni, per dare pari opportunità di carriera a donne e uomini e aumentare il benessere lavorativo di tutte le persone. Da quest’anno il rapporto allarga lo spettro di osservazione analizzando altri elementi di ‘diversità’ quali la cittadinanza e la disabilità, per ora solo sulla comunità studentesca. Il Bilancio di genere è strutturato in cinque parti. Le prime tre riguardano la comunità studentesca, il personale docente e ricercatore e il personale tecnico e amministrativo. La quarta analizza la composizione della governance dell’Ateneo, la quinta fornisce una visione di insieme.  

La situazione

Rispetto all’edizione 2020 non ci sono cambiamenti significativi nella distribuzione percentuale di donne nella comunità studentesca (53,1%), né in quella del personale docente e ricercatore (34%) e nel personale tecnico-amministrativo (66,8%). Il dato più critico riguarda la forbice delle carriere, che evidenzia la maggiore difficoltà delle donne rispetto agli uomini di ricoprire le posizioni apicali. Complessivamente, infatti, le professoresse ordinarie sono il 25,1% del totale dei professori ordinari, le professoresse associate sono il 35,3% dei professori associati e le ricercatrici sono il 40% del totale dei ricercatori. Rimane ancora molto bassa la percentuale delle studentesse iscritte a corsi di laurea delle discipline scientifico-tecnologiche (Stem), il 26,3% del totale. Con riferimento ai Progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale (Prin) vinti nel 2021 da docenti e ricercatori dell’Ateneo nel ruolo di “capofila”, vi è una sostanziale parità di genere. 

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