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La storia di Ludovica e del "mostro" che vive dentro di lei

L'udinese Ludovica Graberi ha 22 anni e soffre di anoressia nervosa, una malattia mentale di cui in Friuli Venezia Giulia si parla ancora troppo poco: questa è la sua storia

Ludovica è bella. Non solo in senso estetico, parliamoci chiaro. Ludovica è una bella persona, che cerca di far valere "l'opera delle fate buone che si sono chinate sulla sua culla". Ha i capelli castani, lisci, che cadono sulle spalle ordinatamente, i lineamenti decisi ma delicati delle ragazze di altri tempi e nelle sue fotografie emergono istantanee di vita felice. Forse troppo, si è detta un giorno lei stessa. Ludovica ha 22 anni ed è malata. Sì, l'anoressia nervosa è una malattia mentale cronica, un mostro che cresce dentro ad alcune persone che sono contemporaneamente le principali nemiche di loro stesse ma anche le più grandi alleate che possono avere. «Ho sempre cercato di far vedere solo le cose belle della mia vita, anche tramite i social. Ho riguardato tutte le mie fotografie e mi sono stufata di mostrarmi dietro i sorrisi finti: sono malata e adesso voglio condividere la mia storia paradossalmente per mitigare lo sguardo degli altri su di me». Quindi, care lettrici e cari lettori, prima di commentare in qualsiasi modo, provate per una volta a leggere in silenzio la storia di una persona che soffre, pensando che di lei non conoscete nulla.

La storia di Ludovica

Ludovica è una giovane ragazza di Udine. Ha frequentato il Deganutti e ora studia per diventare social media manager, lavorando già nel settore marketing. Qualche giorno fa ha contattato la nostra redazione con una richiesta ben precisa che ci ha stupiti: ci ha chiesto di raccontare la sua storia, senza filtri, facendo nome e cognome. Le abbiamo spiegato che così facendo si sarebbe molto esposta e la storia sarebbe stata molto visibile e lei ci ha risposto sicura. «Sono consapevole del fatto che avrà visibilità, ma sono sicura di voler mostrare il mio nome perché sono convinta che mi aiuterà ad andare avanti». E a voce ha aggiunto anche che questo, per lei, è il suo modo per cambiare anche le storie delle altre persone che si trovano nella sua stessa condizione. 

«Se all’inizio della mia malattia mi avessero detto che sarei riuscita ad ammetterlo pubblicamente non ci avrei mai creduto, ma ora, dopo più di due anni, mi sento pronta a raccontare la mia storia e a dare delle spiegazioni alle persone che mi vogliono bene». Ludovica Graberi ha scoperto di avere una malattia mentale due anni fa. Ma prima di rendersene davvero conto è passato qualche tempo. «Quando mi hanno detto che ero malata a livello mentale, inizialmente non l'ho affatto accettato», ci dice infatti. 

Alcune fotografie che Ludovica ci ha chiesto di pubblicare: ci sono le persone che più le sono state vicine e alcuni messaggi 

  • Ludovica Graberi

«Era giugno 2020, l’inizio del mio incubo più grande, dei due anni più bui della mia vita. In un periodo d’ansia dovuto a svariati motivi da un giorno all’altro il mio corpo ha iniziato a rifiutare il cibo e tutto ciò che provavo a mangiare lo vomitavo. A distanza di più di due anni, ricordo come fosse ieri le mille visite dai vari medici per capire quale fosse il problema senza ricevere mai una diagnosi in quanto tutto sembrava funzionare bene e a livello fisico il mio corpo era perfetto. Intanto però continuavo a perdere peso». Comincia così l'ingresso nel limbo della malattia di Ludovica. Una malattia che si palesa però in modo subdolo, confondendo ancora più la mente della persona che la "ospita". Nei confronti di Ludovica, infatti, iniziarono ad arrivare i complimenti dei più e le domande su come avesse fatto a dimagrire così tanto. «Complimenti e domande che mi portavano a voler perdere sempre più peso, convinta del fatto che più ne avessi perso più sarei stata bella». Parallelamente, la famiglia di Ludovica sa che c'è qualcosa che non va e la accompagna a continue visite mediche fino a quando arriva una prima sentenza: “Signorina, crediamo che il suo problema sia a livello psicologico, per questo le consigliamo di consultare un centro per i disturbi alimentari”. Questo si sente dire Ludovica e questo Ludovica inizialmente rifiuta di ascoltare. 

La schiena di Ludovica

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«Nonostante le mie convinzioni, ho iniziato il mio percorso al centro per i disturbi alimentari di Udine e con questo la mia nuova routine: psicologa una volta alla settimana, psichiatra, nutrizionista, gastroenterologo, analisi su analisi». L’ospedale è diventato in quel periodo la seconda casa di Ludovica, benché non fosse considerata sottopeso nonostante la repentina perdita di chili. Proprio questa considerazione di alcuni medici, però, ha fatto scattare in quel momento un altro pensiero. «"Beh wow, allora posso perdere altro peso", pensavo. E così si è innescato piano piano in me un meccanismo malato, pensieri continui e una voce nella mia testa che mi perseguitava e mi convinceva a non mangiare o a vomitare dopo averlo fatto, a pesare ogni alimento, a contare le calorie, a eliminare totalmente carboidrati, alcolici, dolci e tutto ciò che per lei non era sano».

Per Ludovica inizia così una spirale da cui è quasi impossibile districarsi: più la voce dell'anoressia dentro di lei parla forte, meno lei mangia e più sensi di colpa e attacchi di panico la tormentano. Difficile farsi capire, più facile iniziare a mentire, soprattutto alle persone più vicine. «Nonostante la mia mente stesse letteralmente impazzendo, per un bel periodo sono riuscita a nascondere tutto il mio disagio dietro a sorrisi finti, nessuno si era accorto dei miei problemi proprio perché si avevo perso molti chili, ma il mio peso non era ancora “abbastanza basso”, anzi, la gente continuava a domandare come avessi fatto a dimagrire, dando forza alla vocina, spingendomi a continuare così perché “vedi”, mi diceva “se le persone ti dicono così vuol dire che sei più bella ora è che se mi ascolti ancora lo diventerai ancora di più”». Poi arriva lo stallo di peso, quel momento in cui la persona malata non riesce più a perdere chili. «Immaginate che dramma nella testa di una persona malata», ci racconta Ludovica. Fu proprio lo stallo a far precipitare la situazione. «Iniziai a mentire ai miei genitori, mangiando e andando subito dopo a vomitare, nascondendo o buttando il cibo». In poche settimane Ludovica comincia a perdere di nuovo molti chili, il ciclo mestruale si interrompe, i capelli iniziano a cadere e il freddo diventa insostenibile mentre i sensi di colpa e la vergogna prendono il sopravvento. 

Le visite al centro per i disturbi alimentari però non sortiscono il risultato sperato. «Quello di Udine è l'unico centro in provincia, è sovraffollato, pieno di ragazze, con pochi medici e tempi di attesa lunghissimi: se dalla psicologa riuscivo ad andare una volta alla settimana, dal nutrizionista le visite erano ogni due o tre mesi. Essendo una persona malata, in questo lasso di tempo non riuscivo a seguire la dieta che mi prescrivevano e così continuavo a perdere peso». Il momento peggiore del percorso di Ludovica è stato l'appuntamento con il gastroenterologo. «Non credo fosse un medico interno al centro e questo è un problema: quando sono andata a fare il controllo mi ha detto che ero normopeso e “stavo bene”. Per me è stato terribile». Ludovica, d'accordo con la sua famiglia, decide così di staccarsi dal centro e cominciare una percorso tramite medici privati. «Sono andata avanti per mesi saltando pasti, urlando contro i miei genitori se solo provavano a dirmi qualcosa sul cibo, a rinchiudermi in camera e ad allontanare le persone intorno a me», ci dice Ludovica. L'anoressia nervosa è una bestia ostinata, fa dire e fare cose cattive che non si vorrebbero né dire né fare. Questo è uno dei tanti effetti collaterali della malattia, che per questo necessita di un'attenzione che in Friuli Venezia Giulia non è ancora alta quanto sarebbe necessario. «Non ci sono aiuti da parte della regione, che non ti sa indirizzare, non ci sono strutture private. Ce una clinica a San Vito al Tagliamento ma prende solo le persone residenti là e quindi raccontare la mia storia vorrei che servisse per fare luce su questo problema che spesso è sminuito e non considerato».

L'appello

«Vorrei chiedere alla Ragione e ai Comuni di investire sul centro di Udine cercando più medici per fare sì che i tempi di attesa diventino inferiori, ma vorrei anche che venissero create altre strutture». Ludovica è una bella persona, dicevamo. Sta cercando di usare la forza che la sua malattia le lascia per aiutare le altre persone ma anche se stessa. «Vorrei poter andare nelle scuole per far conoscere questo problema sempre più presente, vorrei fare iniziative e parlarne. Vorrei non far finta di niente, perché non siccome è una malattia mentale e non solo fisica è meno grave delle altre». Per Ludovica la cosa fondamentale in questo momento è far capire, infatti, che si tratta di una malattia mentale. «Da quando mi è stata diagnosticata so che è iniziato un percorso molto lungo. Anche se sono migliorata, so di non essere guarita. La testa di una persona che soffre di questi disturbi non ragiona come le altre: il commento degli altri pesa e ti senti sempre sola e incompresa. Mi faccio tantissime fotografie, come quasi tutte le persone anoressiche. E ora ho deciso di condividere anche quelle dove si vede che anche il mio corpo soffre, che finora sono rimaste nascoste lasciando spazio solo a quelle dove mi facevo vedere bella e senza problemi». Perché se è vero che la guarigione comincia solo quando la persona malata decide di star meglio, spesso non c'è medicina migliore della condivisione.

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