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Medicina

Medicina di genere per dire stop agli stereotipi, un'esperienza pilota a Uniud

A Udine si è tenuto il primo corso formativo in regione per promuovere una medicina attenta alle differenze uomo-donna in tema di salute. Già in programma una seconda edizione in ottobre

Un’esperienza pilota sulle esigenze di una medicina più “giusta”, finalmente cucita anche sulle differenze legate al genere, e non più tarata semplicemente sul modello del paziente maschio, è quanto è emerso nella prima edizione del corso “Comprendere la medicina personalizzata in una prospettiva di genere” del Dipartimento di Area Medica dell’Università di Udine. Una rivoluzione culturale per ripensare la medicina di oggi, in un’ottica di inclusività e personalizzazione. Perché le differenze tra uomo e donna sono innegabili, e bisogna dare ad ogni paziente la migliore cura possibile. Un grande successo, con oltre 700 partecipanti ad ognuno dei 14 incontri proposti che hanno avuto proprio l’obiettivo di approfondire aspetti spesso trascurati della medicina di genere. “Abbiamo coinvolto l’uditorio in un complesso ed entusiasmante viaggio a tappe che in realtà ha obbligato gli stessi docenti a mettersi, per primi, in discussione e a porsi importanti interrogativi – spiega Lorenza Driul, docente di Ginecologia e ostetricia presso il Dipartimento di Area Medica,  componente del Comitato scientifico e promotore dell’iniziativa – Abbiamo cercato di garantire una visione globale del concetto di salute promuovendo l’importanza della consapevolezza delle differenze di genere in ambito medico-chirurgico e sanitario per rendere sartoriali, e dunque più efficaci, gli interventi sui pazienti. Al tempo stesso abbiamo incentivato ad una maggiore attenzione alla raccolta dei dati anamnestici, strumentali e laboratoristici e alla stesura delle cartelle e dei referti proprio in relazione al genere della persona”.  

Seconda edizione

Già pronto ad aprire i battenti per una seconda edizione in ottobre, il corso è pensato per gli studenti di medicina, delle professioni sanitarie, di biotecnologie e scienze motorie ma anche per medici in formazione specialistica e professionisti dell’Asufc. Affronteremo altre e diverse tematiche per continuare a garantire a docenti e corsisti l’ampliamento delle competenze e la crescita culturale che hanno già decretato il successo di questa innovativa esperienza innescando un primo e importante cambiamento di rotta” - anticipa Barbara Frossi, ricercatrice in Patologia generale presso il DAME e componente del Comitato scientifico dell’iniziativa  “È fondamentale continuare a lavorare, come Dipartimento, per una cultura medica inclusiva che porti ad affrontare il problema sanitario in maniera sempre più personalizzata e individuale. Questa è la strada vincente per un reale e sensibile miglioramento della qualità delle cure”.  

Nel programma

Valeria Filì, delegata del Rettore per le pari opportunità e Presidente del CUG, è soddisfatta per l'ottimo esito del corso, impreziosito oltretutto dalla qualificata partecipazione di esponenti della Polizia di Stato. A loro firma, infatti, l’ultimo incontro dell’iniziativa per sottolineare l'importanza, specie nei casi di violenza domestica, di una refertazione clinica precisa e accurata così da consentire alla polizia giudiziaria un prosieguo delle indagini spedito ed efficace. “È essenziale insegnare ai medici a riconoscere le violenze e le discriminazioni e ad avere maggiore consapevolezza del loro ruolo cruciale, anche nella prevenzione e repressione dei fenomeni di violenza domestica” – sottolinea Filì– “Proprio per questo la seconda edizione del Corso contemplerà anche un modulo di nozioni base di diritto antidiscriminatorio”. 

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