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Le idee delle Regioni su come reclutare personale sanitario

Predisposto un documento di 40 pagine, che sarà posto all'attenzione del Governo e del Parlamento

Reclutamento personale sanitario: le Regioni italiane hanno predisposto un documento di 40 pagine, che sarà posto all'attenzione del Governo e del Parlamento, con alcune soluzioni per fronteggiare rapidamente questo fenomeno.

Il documento

Le impalcature di questo documento, come ha spiegatol'assessore Riccardo Riccardi, riguardano il rapporto con gli atenei e il numero di borse di studio messe a disposizione dal Ministero dell'università e della ricerca; le modifiche dei meccanismi di reclutamento del personale; il tema dell'esclusività dei rapporti di lavoro all'interno della Pubblica amministrazione; il meccanismo della permeabilità delle carriere sulle singole specialità; il rapporto contrattuale con l'eventuale professionista andato in pensione; l'utilizzo nelle migliori condizioni possibili e in deroga ai principi dell'emergenza definite nel corso della pandemia degli specializzandi appartenenti alle reti formative; la valorizzazione del personale relativamente il tema delle prestazioni aggiuntive e delle maggiori risorse da poter attribuire in termini contrattuali che oggi sono limitate da una serie di istituti che, secondo le Regioni, devono essere superati. Questo relativamente alle note difficoltà relative al reclutamento del personale, che interessa l'intero territorio italiano, con il conseguente ricorso da parte delle aziende sanitarie ad appalti a diversi enti privati. Un fenomeno che non consente un effettivo controllo sulla qualità, omogeneità e sicurezza sui percorsi assistenziali e terapeutici, con il conseguente aumento dei costi e spreco di risorse pubbliche.

Criticità

Secondo Riccardi il reclutamento, la gestione e la fidelizzazione del personale sono tre delle azioni altamente critiche che le organizzazioni sanitarie in tutta Italia stanno affrontando alla luce del numero sempre più ridotto di professionisti con competenze specialistiche e avanzate necessarie a coprire la domanda. Argomentando in risposta all'interrogazione incentrata sul Piano Emergenza Urgenza, il vicegovernatore ha ricordato che, deliberato nel 2015, non solo non è stato ancora completamente attuato, ma in certi casi è stato addirittura violato e disapplicato. Si tratta di un Piano ormai di fatto superato e non più in linea con l'attuale articolazione sanitaria regionale. Nonostante questo il Peu ha comunque portato all'implementazione dei mezzi di soccorso sulle 24 e sulle 12 ore nelle aree di montagna, nelle città e in alcuni territori che risultavano scoperti ed anche al potenziamento del servizio di elisoccorso, estendendo la sua attività sulle 24 ore. La stesura del nuovo Peu è in fase di completamento e che l'articolazione e l'organizzazione del sistema emergenza urgenza regionale non può prescindere dalla decisione che deve essere assunta rispetto al modello organizzativo sanitario ritenuto più funzionale a garantire risposte appropriate in termini di salute per i cittadini e di costo-beneficio per il sistema Regione Friuli Venezia Giulia. La decisione si baserà su una attenta valutazione di elementi oggettivi e documentati sull'attività erogata e sui risultati, positivi e negativi ottenuti, e nel rispetto delle indicazioni e dei vincoli normativi di riferimento.

Sores

Nel suo intervento il vicegovernatore Riccardi si è soffermato anche sul funzionamento della Sores, la Struttura operativa regionale emergenza sanitaria. Secondo l'esponente della Giunta l'avvio della Centrale unica ha comportato la necessità di intraprendere un percorso di omogeneizzazione di procedure, di strumenti e di modalità operative. Un percorso, non facile, che non ha trovato sempre una buona adesione da parte dei professionisti del sistema regionale dell'emergenza urgenza. Sono in fase di perfezionamento alcuni percorsi di collaborazione con le altre aziende sanitarie, che troveranno riscontro nel nuovo Peu, per la gestione del personale in particolare per assicurare lo sviluppo professionale e il mantenimento delle competenze nell'area dell'emergenza. Il vicegovernatore ha annunciato che è pronta una analisi sui costi e benefici che prevede diverse ipotesi, fino a quattro centrali uniche, una per ciascuna delle ex province del Friuli Venezia Giulia. Un documento, già discusso con l'Azienda regionale di coordinamento per la salute (Arcs) e con i professionisti del settore, che a breve sarà portato nella Commissione competente. 

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