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Ordine dei medici: "Troppe prescrizioni, anche così si allungano le liste d'attesa"

“Un problema vastissimo”, sostiene il presidente dell'ordine dei medici di Udine, Gian Luigi Tiberio, che richiama i medici di base affinché non assecondino le richieste superflue dei pazienti

La chiamano “appropriatezza prescrittiva”, ovvero quando i medici di medicina generale, su pressione dei pazienti, si ritrovano a prescrivere prestazioni che spesso non sono necessarie. Un meccanismo che porta anche ad accrescere le lunghe liste d’attesa per esami “non opportuni”.

“Un problema vastissimo”, sostiene il presidente dell’Ordine dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri di Udine, Gian Luigi Tiberio, che affronta la questione sotto il profilo delle richieste dei pazienti. “Una volta ci si rivolgeva al medico per un problema di salute e chiedendo una valutazione – spiega il presidente –. Oggi, invece, sempre più spesso ci si rivolge al medico come porta d’acceso per ottenere una prestazione che lo stesso paziente ha già deciso di fare. Questo ci dà l’immagine di come, da una parte, le persone siano più consapevoli della loro salute e questo è un dato positivo, ma, dall’altra parte, rischia di portare all’atteggiamento del fai da te, bypassando di fatto il professionista”.

La raccomandazione

Succede sempre con maggiore frequenza che sia il paziente a richiedere Tac o risonanze magnetiche, convinto che siano necessarie, mentre il medico è di altro avviso. Una situazione non facile da risolvere, anche per gli eventuali risvolti della medicina difensiva. Il medico deve dedicare del tempo al paziente per convincerlo a fidarsi. “Siamo professionisti al servizio dei pazienti – sottolinea Tiberio – e seguiamo gli approcci diagnostici e terapeutici più utili in ogni singolo caso. Questo ci consente anche un uso corretto delle risorse disponibili che sono un bene di tutti, mentre l’eccesso di prescrizioni non va in questa direzione e comporta anche un allungamento delle liste d’attesa. Il sistema pubblico è un bene da custodire e abbiamo prove che offre elevate risposte di salute. Per superare il problema e migliorare l'appropriatezza dobbiamo recuperare il patto di alleanza nel rapporto tra medico e paziente, dobbiamo essere tutti più responsabili, da una parte e dall’altra, e dare la giusta attenzione all’utilità di quello che facciamo”. 

La proposta

Il presidente porta un esempio concreto: “L’Italia è fra i paesi europei con maggior numero di risonanze per abitante. Abbiamo bisogno di cosi tante risonanze magnetiche? La risposta è no. Ci sono metodiche diagnostiche meno dispendiose come le radiografie che sono sufficienti in diversi casi. Il paziente deve sapere che non sempre la risonanza magnetica può fornire le maggiori certezze sulla nostra salute. Siamo noi professionisti a fare queste valutazioni. Il medico ha ben chiari rischi e benefici di un accertamento e di un trattamento e con il paziente avvia un confronto: questa è l’alleanza. Partire con i preconcetti – aggiunge – non ci aiuta a ottenere il risultato, ovvero la salute del paziente. Deve emergere la coscienza di una medicina sartoriale, come se fosse cucita sulla persona come un abito su misura, fare tutto a tutti è uno spreco inutile che non possiamo permetterci. Investire in esami diagnostici è molto utile per la nostra salute – conclude Tiberio – ma perseguire i corretti stili di vita è molto più produttivo ed efficace”.

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