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"Salviamo il ceto medio", dove firmare la petizione

L'iniziativa di Cida, la Confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità, che lancia una raccolta firme per il prossimo mercoledì 28 febbraio

Incrementare il potere di acquisto delle pensioni, sostenere una maggiore equità fiscale, rafforzare il welfare pubblico e  aumentare le risorse disponibili a famiglie e imprese. Sono solo alcuni dei punti che Cida sostiene con la petizione "Salviamo il ceto medio". L'appuntamento è per mercoledì 28 febbraio. Una giornata di mobilitazione nazionale, un open day dedicato alla raccolta firme che ha già raggiunto quasi 50 mila adesioni. Verranno aperte al pubblico le sedi territoriali: a Udine in via Misericordia (CIMO Friuli-Venezia Giulia) e in via Tolmezzo (Federmanager Friuli-Venezia Giulia); a Trieste in via Cesare Beccaria (Federmanager Friuli-Venezia Giulia) e in via Cesare Battisti (Manageritalia Friuli-Venezia Giulia) e, infine, a Pordenone in via San Quirino.

Il programma

A partire dalle ore 10.sarà possibile seguire in streaming sul sito www.cida.it gli interventi del presidente CIDA, Stefano Cuzzilla, dei vicepresidenti CIDA Antonello Giannelli (presidente ANP), Mario Mantovani (presidente Manageritalia) e Guido Quici (presidente Federazione Cimo-Fesmed) e di autorevoli rappresentanti del Governo e del Parlamento.

Gli obiettivi

La petizione “Salviamo il Ceto medio”, indirizzata alla Presidenza del Consiglio, al Ministro dell'Economia e al Ministro del Lavoro, che in pochi mesi ha quasi raggiunto le 50mila firme, si pone i seguenti obiettivi:

  • sostenere il potere d’acquisto delle pensioni: applicare la perequazione per scaglioni in base all’art. 34 comma 1 legge 448/98 e all’art. 69, comma 1, della legge 23 dicembre 2000, n. 388
  • dare trasparenza e consentire la reale sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico: separare in maniera contabile la previdenza dall’assistenza
  • dare maggiori opportunità di crescita retributiva: abolire il divieto di cumulo fra redditi e pensioni di qualsiasi tipo in applicazione dell’art. 19 del decreto-legge 112/2008.
  • valorizzare i contributi previdenziali versati dai lavoratori: eliminare i tetti sulle prestazioni pensionistiche anticipate (Legge 92/2012 e art. 24 comma 11 DL 6 dicembre 2011 n.214)
  • una maggiore equità fiscale: eliminare il meccanismo di riduzione progressiva delle detrazioni fiscali in relazione al reddito, individuato dall’art.1 comma 629 Legge 27 dicembre 2019, n.160.
  • aumentare le risorse disponibili a famiglie e imprese: ridurre la progressività delle aliquote Irpef evitando disparità di trattamento fra le diverse categorie di lavoratori.
  • rafforzare il welfare pubblico a sostegno di chi ha effettivamente bisogno: attivare una vera lotta all’evasione fiscale, utilizzando tutti i dati disponibili ed evitando i condoni

Le dichiarazioni

“Nella nostra regione il reddito delle donne è di circa 10mila euro inferiore a quello degli uomini. Peggiore è la situazione dei giovani che hanno visto il loro reddito diminuire addirittura del 7,6% rispetto al 2021. Bisogna quindi tutelare queste fasce di popolazione che costituiscono una componente importante e strategica per il Paese. Firmare la nostra petizione serve anche questo” dichiara Daniele Damele, Segretario CIDA Friuli-Venezia Giulia.

“La categoria dirigenziale si fa portavoce di tutte le forze produttive e intraprendenti del nostro Paese, che pur essendo essenziali per la generazione del PIL, la creazione di posti di lavoro e il dinamismo dell'economia, sono da troppo tempo trascurate dalla politica. Ci riferiamo a tutti i contribuenti da lavoro o da pensione da 35 mila euro lordi in su che pagano il 63% di tutta l’Irpef e che anche in quest’ultima legge di bilancio vengono penalizzati e demoralizzati – afferma Stefano Cuzzilla, presidente CIDA –. Vi chiediamo di unirvi a noi firmando la petizione per tutelare non solo la classe media, continuamente vessata da provvedimenti falsamente redistributivi che minacciano seriamente i valori della professionalità e del merito ma anche il Paese. Insieme vogliamo costruire un sistema più equo e giusto, orientato al lavoro, alla crescita, alle imprese, a stipendi più elevati e a pari opportunità. In un'economia alterata e inquinata dall'evasione – conclude Cuzzilla - perdere il ceto medio significherebbe compromettere l'equilibrio di tutto il sistema economico e sociale e ipotecare il nostro futuro. È il momento di agire e difendere insieme la stabilità e la vitalità della classe media, il cuore pulsante della nostra società."

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