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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Un mese di lockdown, oltre la metà delle aziende in provincia di Udine sono rimaste aperte

Pervenute in Prefettura 4.000 comunicazioni e richieste di autorizzazione, tutte analizzate da un team creato per l'emergenza

E' tempo di bilanci per la Prefettura di Udine in merito all'emergenza Covid 19. Ad un mese dall’entrata in vigore del primo decreto governativo, che ha determinato il lockdown delle aziende e ha attribuito alle Prefetture il compito di ricevere e gestire le comunicazioni degli operatori economici legittimati alla prosecuzione della propria attività, è bene comprendere che cosa sia accaduto al notro tessuto economico. 

Schermata 2020-04-23 alle 14.50.49-2Le attività aperte

Nella provincia di Udine le aziende che al momento del lockdown del 23 marzo scorso erano in possesso dei codici Ateco legittimanti la prosecuzione automatica dell’attività erano 25.031 su un totale regionale di 47.573 aperte (52%). Per effetto del decreto del 10 aprile il numero delle aziende con codici consentiti sono aumentate di ulteriori 829 unità, raggiungendo così, a distanza di un mese, la soglia delle 25.860 aziende della provincia che possono liberamente proseguire, pari al 52,6% di tutte le attività produttive della provincia di Udine. 
Le attività produttive della provincia che, invece, pur prive dei codici Ateco consentiti, hanno continuato ad operare anche dopo il 23 marzo per effetto di apposita comunicazione o autorizzazione della Prefettura sono state 1.394; ulteriori 486 hanno potuto riaprire, sempre dopo apposita comunicazione alla Prefettura, in seguito al dpcm in vigore dal 14 aprile. Ad un mese esatto dal lockdown, quindi, il 3,8% delle aziende della provincia di Udine (pari al 7,8% di quelle sospese) ha interessato la Prefettura per poter continuare la propria attività. A queste si aggiungono altre 306 imprese che, pur restando sospese, hanno segnalato la necessità di far raggiungere la propria sede produttiva da personale specializzato per motivi tecnici (ad esempio: manutenzione, vigilanza, spedizione merci).

Le attività sospese

Tutte le altre attività che restano ancora chiuse dall’inizio del lockdown rappresentano il 46,3% delle aziende della provincia di Udine e appartengono, per la maggior parte, ai settori del Commercio all’ingrosso e al dettaglio (23% delle sospese), Costruzioni (20%), Servizi di alloggio e ristorazione (15%), Attività manifatturiere (10%). Per garantire la prosecuzione delle attività consentite previa comunicazione, la Prefettura di Udine tra il 23 marzo e il 13 aprile 2020 (vigenza del primo dpcm) ha ricevuto e gestito 2.403 comunicazioni e richieste di autorizzazione, e dal 14 aprile a ieri (vigenza del secondo dpcm) ha ricevuto ulteriori 1.893 comunicazioni, acquisendo, nell’arco di un solo mese, 4.296 informative

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L'alto numerio delle informative

Il fatto che tale ultimo numero sia decisamente superiore rispetto a quello delle aziende che si sono rivolte alla Prefettura è spiegato dalla necessità incontrata da molte imprese, soprattutto di filiera, di dover trasmettere – in ottemperanza alle disposizioni normative – una specifica comunicazione ogni qualvolta fosse variato il proprio cliente beneficiario o la commessa ricevuta. 
In considerazione dell’ingente numero di attività produttive presenti in provincia, la Prefettura di Udine ha inteso approntare sin da subito un sistema di gestione informatizzato delle comunicazioni, che da un lato realizzasse una modalità di comunicazione uniforme da parte delle aziende e, d’altro lato, consentisse – in sede di accertamento – un’agevole gestione delle informazioni. Il sistema informatico è stato perfezionato da ultimo durante le festività pasquali, affinché fosse immediatamente operativo all’entrata in vigore del secondo decreto (alle ore 00.00 del 14 aprile). 
Tale sistema, per la semplicità di utilizzo, ha ricevuto l’apprezzamento anche delle associazioni di categoria. A beneficio delle aziende, la procedura di comunicazione da seguire è stata pubblicizzata tramite stampa, veicolata tramite le stesse associazioni di categoria ed è sempre rinvenibile sul sito istituzionale della Prefettura. 

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La valutazione delle informative pervenute alla Prefettura è stata affidata ad un apposito gruppo di lavoro composto da dirigenti della Prefettura, Comandante provinciale della Guardia di Finanza, referenti di Vigili del Fuoco, Camera di Commercio e Regione, e che si sta riunendo tutti i giorni da un mese. Si tratta di uno schema collaborativo senza precedenti che è stato ideato ex novo dopo poche ore dall’entrata in vigore del decreto che ha determinato il lockdown e ha attribuito la nuova incombenza alle Prefetture. 

Comunicazioni e controlli

In un mese il gruppo ha passato in rassegna tutte le oltre 4.000 comunicazioni e richieste di autorizzazione sinora pervenute. Sicché nella provincia di Udine nessuna delle aziende interessate è sfuggita al controllo. Ciò è stato possibile grazie al database telematico sempre consultabile anche da remoto dagli Enti deputati al controllo, e che raccoglie tutta la documentazione catalogata per attività produttiva. 
Nello stesso periodo sono stati adottati 99 dinieghi di autorizzazione, 45 provvedimenti di sospensione1.101 provvedimenti di limitazione delle attività. La linea operativa è stata quindi molto severa ma nel contempo garantista, essendo sempre stata riconosciuta alle aziende la possibilità di integrazione documentale in caso di dubbio o di incompletezza delle informazioni rese. Al risultato ha certamente contribuito la composizione multidisciplinare del gruppo di lavoro, la quale ha consentito di combinare competenze e know-how molto diversi tra loro ma anche di interrogare in tempo reale plurime banche dati per l’incrocio delle informazioni.
Agli accertamenti documentali continuano a fare seguito anche verifiche ispettive presso le aziende da parte della Guardia di Finanza, al fine di appurare l’attendibilità delle informazioni rese. Preziose per le verifiche in loco sono state anche le segnalazioni di irregolarità o di abusi pervenute dalle rappresentanze sindacali unitarie aziendali o dalle organizzazioni sindacali. 

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