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Economia

Il peso della Metalmeccanica in Friuli: 66% dell'export e metà degli occupati

L'appello affinché il settore conti per quanto valga realmente. Anna Mareschi Danieli: “La questione industriale è una priorità in tutti i Paesi avanzati. In Italia, invece, permane ancora una sorta di cultura anti impresa”

“L’industria metalmeccanica è ancora il cuore produttivo dell’Italia, che è la seconda manifattura in Europa. Eppure, nel nostro Paese permane ancora una sorta di cultura anti impresa e la metalmeccanica non conta per quanto pesa. Per questo è importante che l’opinione pubblica, prima ancora dei governanti, sia consapevole dell’importanza di un settore che contribuisce in modo determinante alla creazione del valore e, dunque, al nostro benessere collettivo”.

E’ questo il messaggio della presidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli, in occasione de “I giorni della metalmeccanica”, iniziativa nazionale lanciata da Federmeccanica per diffondere i dati congiunturali di andamento del settore (vedi nota allegata a questo comunicato) e ribadire la centralità della questione industriale per la crescita del Paese.

Anche in provincia di Udine, peraltro, l’industria metalmeccanica è il comparto manifatturiero maggiormente rilevante. Lo è dal punto di vista quantitativo (con 1.923 localizzazioni, ovvero sedi di impresa e filiali, al 31 marzo 2018 rappresenta il 32,4% dell’intero manifatturiero provinciale che conta 5.944 localizzazioni; il 42,7% delle imprese metalmeccaniche in Regione sono localizzate in Provincia di Udine) in termini di occupazione (oltre 23 mila addetti che rappresentano il 50,6% degli addetti manifatturieri provinciali), di valore aggiunto (superiore al dato regionale pari al 56% del manifatturiero) e di scambi internazionali (il 66,3% dell’intero export), oltre che per il ruolo strategico che assolve.

“Lo sviluppo industriale e il mantenimento dei livelli di competitività dell'intero comparto industriale – prosegue Anna Mareschi Danieli - dipendono, dunque, in larga misura dalla capacità del settore metalmeccanico di crescere e rinnovarsi perseguendo costantemente la politica dell'innovazione e dell’internazionalizzazione. Ciò vale ancor di più per quei territori, tra cui la nostra provincia, essenzialmente trasformatori, che giocano il loro sviluppo sulla capacità di competere ed esportare”.

La metalmeccanica udinese, dopo aver archiviato un 2016 con un calo dei volumi produttivi nel comparto meccanico (-1,4%) e segnato un andamento stazionario per quello siderurgico, ha registrato nel 2017, sulla base delle rilevazioni dell’indagine trimestrale dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine, un incremento, rispetto all’anno precedente, del +3,1% per il comparto meccanico e del +2,3% per quello siderurgico.

Nel primo trimestre del 2018 si è registrato un consolidamento della fase espansiva: l’indicatore della produzione, infatti, è cresciuto del +2,8% per il comparto meccanico e del +3,6% per quello siderurgico rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (grafico n. 3).

Sempre nel primo trimestre di quest’anno, lo sfruttamento degli impianti è stato in media pari all’84,8% e 85,8% della capacità massima disponibile rispettivamente per il comparto meccanico e siderurgico, percentuali superiori a quella raggiunte nel 2017 (82,3% e 81%) e nel 2016 (79,2% e 78,4%).

“A tali andamenti – puntualizza la presidente degli Industriali friulani - ha contribuito in misura significativa la dinamica delle esportazioni di prodotti metalmeccanici che nel 2017 hanno raggiunto i 3.625 milioni di euro con un incremento del +11,1% rispetto al 2016, mentre le importazioni, grazie al miglioramento della domanda interna, hanno registrato un aumento del 31,4%. Il saldo dell’interscambio del comparto ha registrato un attivo pari a 1.982 milioni di euro”.

In dettaglio, sono cresciute le vendite all’estero dei prodotti della metallurgia (+41%, da 1.118 a 1.577 milioni di euro), di prodotti in metallo (+32%), prodotti dell’elettronica (+11,4%), autoveicoli (+3,7%) e altri mezzi di trasporto (+69,8%), mentre sono calate le esportazioni di apparecchiature elettriche (-3,7%) e macchinari (-18%).

L’export è aumentato verso la Germania (+22,3%, toccando i 657 milioni di euro), e l’Austria (+26,5%) e, tra i paesi extra Ue, verso gli Stati Uniti (+50%), che si confermano, con oltre 247 milioni di euro, il terzo paese come destinazione per il comparto metalmeccanico.

La ripresa in atto ha determinato un drastico calo del ricorso all’istituto della Cassa integrazione guadagni. Nel 2017, le ore autorizzate sono state solo 935 mila, con una contrazione del 77,7% rispetto all’anno precedente (oltre 4 milioni di ore). Il calo è proseguito anche nel primo quadrimestre 2018, -22,7%.

“Relativamente alle aspettative degli imprenditori metalmeccanici per i restanti mesi del 2018 – conclude Anna Mareschi Danieli - emerge un generale sentiment positivo, come si desume anche dalle consistenze del portafoglio ordini. Si tratta in ogni caso di indicazioni che devono essere verificate rispetto al contesto politico e economico, sia locale che internazionale, in cui si troveranno ad operare prossimamente le aziende. A tal proposito, Confindustria continua a ribadire un concetto semplice e chiaro: l’Italia deve fare della questione industriale una priorità. Usa e Cina lo stanno facendo. Noi non possiamo rimanere indietro”.

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