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Lunedì, 29 Aprile 2024
Mercato immobiliare

I friulani non comprano più casa

Sono crollate del 12 per cento le vendite di case in regione. Nel 2023 c'è stata una evidente riduzione delle compravendite immobiliari rispetto ai due anni da record in tempo di pandemia

Crollo delle compravendite di immobili in Friuli Venezia Giulia. Il 2023 ha fatto segnare un meno 12 per cento. Le cause sino da imputarsi da una parte la crescita dei tassi d’interesse e dei costi di ristrutturazione, dall'altra il calo dei consumi. Lo ha sottolineato Andrea Oliva, presidente regionale e membro di giunta di Confcommercio Fimaa. Insieme ai colleghi presidenti provinciali Lino Domini di Udine, Michele Cati di Gorizia Bruno Bari di Pordenone, il presidente sottolinea come ci sia un calo “nel contesto di un fenomeno fisiologico dopo il boom post Covid, ma anche per effetto dell’aumento dei tassi di interesse dei mutui, e in parte di una maggiore attenzione per la classe energetica degli immobili“.

Nel dettaglio

Il report di Fimaa evidenzia che a destare maggiore preoccupazione tra gli associati sono l’incremento dei tassi d’interesse sui mutui (40%), il rallentamento dell’economia italiana (24%), e l’aumento dei costi di ristrutturazione (22%).Per quanto riguarda il problema tassi, “non è solo una questione di incremento dei prezzi, che può certamente indurre le famiglie a rinunciare all’investimento, ma anche di una stretta sulla concessione dei mutui: le banche, preso atto degli stipendi delle famiglie rimasti stabili, fanno valutazioni molto rigorose” dice Oliva.

Per i prezzi, “quelli del nuovo, aumentati mediamente in Friuli Venezia Giulia attorno al 20% nell’ultimo quinquennio, sono tutt’ora in crescita, circa dell’1%, mentre sull’usato siamo in una fase di sostanziale stabilità. Su questo fronte non possiamo non considerare il fatto che il 70% delle abitazioni è stato costruito prima del 1970 e solo l’8% dopo il 2000. Parliamo dunque di un parco case in larga parte con classi energetiche non adeguate e proprio questo fattore potrebbe determinare un’ulteriore contrazione della domanda”.

Quasi la metà degli operatori (il 46%) ritiene per questo che a sostenere la domanda sarà l’investimento offerto dal mercato delle locazioni. La richiesta, peraltro, di locazioni a breve termine ha rallentato l’offerta di immobili da destinare agli affitti ordinari. Fattori che hanno inciso nell’aumento dei canoni di locazione del 4,8% nei primi sei mesi dell’anno.

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