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Molotov anti profughi a Turriaco, il sindaco: “Non vogliamo la società del bombarolo di De André”

Ieri sera la comunità di Turriaco si è stretta intorno al suo sindaco, con una fiaccolata simbolica che ha coinvolto molti rappresentanti politici, culturali e istituzionali provenienti da tutto il Friuli Venezia Giulia. Una manifestazione per respingere con forza i gesti intimidatori ricevuti nei giorni scorsi

In sintesi la parte principale del discorso del sindaco di Turriaco, Enrico Bullian, tenuto ieri sera durante la fiaccolata:

“Nessuno può sottrarsi dal condannare i bombaroli che tentano di intimidire i rappresentanti delle istituzioni. Non siamo qui per solidarizzare con me, ma per difendere e legittimare lo stato di diritto, consapevoli che con le molotov e la violenza è sempre finita male. Ritengo che questo gesto sia stato un concentrato di ignoranza, malessere sociale ed esistenziale. Egoismo frustrazione, viltà e stupidità che ha amalgamato il tutto. Allo stesso tempo, noi che siamo qui stasera ambiamo a modelli di società diversi. La scelta dell'Amministrazione comunale di accogliere i richiedenti asilo è figlia di alcune considerazioni verso una società aperta, inclusiva e cosmopolita. Non esiste un mondo diviso in razze, semmai apparteniamo ad un'unica complessa specie umana che ha condotto passi da gigante sulla strada del progresso. Sappiamo benissimo che oggi queste scelte appaiono impopolari, ma chi si trova a ricoprire la carica di sindaco è anche un ufficiale del Governo e come tale deve comportarsi ed agire. Se il metodo dell'accoglienza diffusa, che mira a rendere più praticabile un'effettiva integrazione sociale riducendo i problemi che elevate concentrazioni di richiedenti asilo è stato impostato a livello nazionale, allora prima o poi il metodo va declinato a livello locale. Così, anche l'Amministrazione comunale di Turriaco, assieme alla propria comunità, si assumerà la propria responsabilità. Non possiamo pensare di essere una Repubblica delle banane dove ogni micropotere agisce in maniera disarticolata affossando l'interesse generale e la coesione del sistema stesso. Non vogliamo la società del bombarolo di De Andrè. Il rischio che aleggia è una società di paure, di barriere e di solitudine”. 

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