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Lunedì, 29 Aprile 2024
operazione Crypto

Traffico internazionale di droga e armi, arresti anche a Udine

Si chiama operazione Crypto e l'hanno portata avanti i carabinieri di Monza, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano. Le indagini iniziate durante il lockdown con pedinamenti anche all'estero

Droga dal Sud America, traffico internazionale di armi, riciclaggio e autoriciclaggio. Oggi, martedì 27 giugno, secondo quanto riportato da Monza Today, è stata smantellata un’associazione per delinquere finalizzata al traffico nazionale e internazionale di sostanze stupefacenti e armi. Sono state fermate 30 persone nelle province di Monza Brianza, Milano, Como, Pavia, Reggio Calabria, Catanzaro, Messina, Palermo, Trieste e Udine. Di queste 26 sono di nazionalità italiana e quattro originari del Marocco. Gli uomini del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Monza Brianza e dei comandi Arma territorialmente competenti, hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misura cautelare personale, emessa dal Gip del Tribunale di Milano su richiesta della Direzione distrettuale antimafia  di Milano. L’autorità giudiziaria ha contestato 221 capi di imputazione.

Droga da Ecuador e Spagna

La droga proveniva dal Sud America, prevalentemente dall’Ecuador, e dalla Spagna e approdava nascosto nei container nel porto calabrese di Gioia Tauro per giungere in buona parte a Milano. L’associazione aveva la base operativa nel capoluogo lombardo, dove uno dei principali indagati, una sorta di broker, si sarebbe occupato di mantenere tutte le relazioni per concludere gli affari di droga. L’inchiesta ha consentito di ricostruire innumerevoli compravendite di stupefacenti per un totale di 3 mila e 51 chilogrammi di hashish e 374 chili  di cocaina. Valore della vendita: circa 23 milioni di euro. Il broker si teneva comunque in contatto con i complici calabresi indispensabili per l’estrazione in modo “sicuro” della “merce” dal porto.

Traffico d'armi gestito da Monza 

Parallelamente al traffico di droga, è emerso un illecito commercio di armi da fuoco comuni e da guerra come mitragliette Uzi, fucili da assalto Ak47, Colt M16, pistole Glock e Beretta, nonché bazooka e bombe a mano Mk2 “ananas”. Gli indagati pare acquistassero le armi da un fornitore monzese, condannato all’ergastolo per omicidio aggravato e associazione mafiosa, ma beneficiante di periodici permessi premio durante i quali sviluppa le intermediazioni per le armi.

Le indagini iniziate durante il lockdown

Le indagini, sono iniziate nell’estate del 2020. Pedinamenti e osservazione sul campo, resi indispensabili dall’utilizzo quasi esclusivo dei telefoni criptati da parte degli indagati, oltre all’attivazione di intercettazioni ambientali e video anche nei luoghi abitualmente frequentati dagli indagati. È emerso come un commerciante di auto usate di Cusano Milanino (MI), avrebbe operato come broker gestendo l’ingresso e la commercializzazione di enormi quantitativi di droga nel territorio nazionale, con la complicità e il supporto di appartenenti a una nota famiglia di ‘ndrangheta da tempo operante anche in Lombardia (Bellocco di Rosarno). La droga veniva venduta all’ingrosso per poi essere smerciata sulle piazze di spaccio presenti in Quarto Oggiaro, Cinisello Balsamo  e Monza. È stato necessario effettuare un pedinamento transfrontaliero attivo da parte dei carabinieri in Francia e Spagna, nelle città di Nizza, Marsiglia, Barcellona e Valencia. Nel febbraio 2021, in periodo dell’emergenza pandemica, infatti, personale del Nucleo Investigativo ha seguito alcuni degli indagati in un viaggio in auto in Spagna per gestire personalmente l’acquisto della droga da alcuni fornitori.

I telefonini criptati

Mediante il canale di collaborazione Eurojust  sono state acquisite le chat di dialogo tra gli indagati (messaggistica, audio, foto e video) estratte in chiaro dalla piattaforma SKY-ECC su cui operano i telefonini criptatiLa polizia coordinata da Europol era riusicta ad abbattere le barriere di codifica informatica. L’analisi della grande quantità di informazioni ottenute - particolarmente utili perché caratterizzate da una forma estremamente esplicita - incrociate con le intercettazioni e le osservazioni sul terreno raccolte da parte dei carabinieri di Monza, ha permesso quindi di irrobustire il quadro accusatorio. In particolare gli indagati, erano convinti dell’inespugnabilità del mezzo di comunicazione criptato, si parlavano con i loro telefoni “sicuri” in modo estremamente esplicito.  Condividevano fotografie dei pacchi di droga e delle armi trafficate, dettagli di occultamento nei container e contrattando attraverso la messaggistica i prezzi delle vendite. Gli indagati non mancavano di complimentarsi e festeggiare al buon esito dei loro traffici. Parte degli ingenti guadagni del traffico di droga, venivano reinvestiti in orologi di lusso presso una nota gioielleria del centro di Milano, beni immobili residenziali, attività commerciali, oltre che l’acquisto di nuovi carichi di droga.

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