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parla la madre dell'accusato / Rivignano Teor

Tentato omicidio del padre invalido, parla la madre: "Mio figlio è malato, nessuno mi aiuta"

La donna, originaria di Santo Domingo, riporta la sua versione dei fatti: "Josè non sa cosa è bene e cosa è male, ma nessuno mi dà una mano. Siamo stati abbandonati da tutti"

È arrabbiata Jhoanny Meyreles, la madre di Josè Bulfon, che ieri ha aggredito il padre Alfonso, invalido dal 2020, con un coltello durante una lite per futili motivi e ora si trova in carcere a Udine con l'accusa di tentato omicidio e lesioni personali aggravate.

Tenta di uccidere il padre a coltellate, la vicenda

La malattia

"Mio figlio non è cattivo, è malato. Non sa distinguere il bene e il male, cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma nessuno lo sta curando per la sua malattia mentale. E questo è stato il risultato", afferma la donna. "Mi sento abbandonata dallo Stato Italiano, sono due anni che chiedo aiuto per mio figlio. Mi sono rivolta a tutti: carabinieri, medici, il sindaco. Nessuno ha capito che non è in grado di intendere e di volere e che deve essere curato con i farmaci". 

Cosa è successo

"Non è andata come viene raccontato, Josè non è violento e non voleva assolutamente accoltellare il padre", ci racconta Jhoanny. "Eravamo tutti e tre in cucina. Josè voleva tagliare un pezzo di pane e aveva in mano il coltello. Io gli ho detto che non c'era pane e lui si è innervosito. Suo padre lo ha sgridato, come succede spesso, e Josè gli si è avvicinato per litigare. Ha ferito mio marito con il coltello per sbaglio. Non si è nemmeno reso conto di cosa stava facendo. Io l'ho fermato e lui è uscito dalla cucina senza dire niente". E poi prosegue: "Ho chiamato io i soccorsi. E l'ho denunciato io, perché così si rendono conto che ha bisogno di aiuto. Che io ho bisogno di aiuto, perché devo curare due persone che stanno male. Mio marito sulla sedia a rotelle e mio figlio che ha problemi mentali. Magari in carcere lo cureranno come si deve".

La storia

Jhoanny, dominicana di origine, vive in Friuli ed è sposata con Alfonso. Nel 2004 scoprono che il loro figlio Josè, 19 anni ha una patologia mentale. La donna decide di mandarlo dalla sua famiglia, a Santo Domingo. "Non mi fidavo dei medici italiani e ho preferito farlo vivere lontano da me, con mia mamma e le mie sorelle". Sul'isola caraibica il ragazzo viene curato con farmaci e seguito da un analogo centro di salute mentale. Tutto fila liscio. "Josè era tranquillo, viveva nel suo mondo, ma non dava nessun problema". La madre va su e giù tra l'Italia e il suo paese d'origine. "Vivevo sei mesi qui e sei mesi là. Mai un casino. Il ragazzo ha problemi a socializzare ma non è mai successo nulla di grave". Poi, nel 2020, il marito ha un brutto incidente e finisce su una sedia a rotelle. Jhoanny si trova a seguire il marito invalido e il ragazzo lontano da casa. Così nel febbraio 2021 decide di riportarlo in Italia. "Allora è iniziato il mio calvario. Ho cercato di far curare Josè come veniva curato a Santo Domingo, ma ho ricevuto solo porte in faccia. Mi sento molto arrabbiata, sapevo che prima o poi sarebbe successo qualcosa di grave. Ma non perché Josè sia cattivo o violento. Ha una malattia mentale, ma non vogliono darmi retta. Non gli danno le medicine di cui ha bisogno. Una psichiatra del Centro di salute mentale di Latisana mi ha detto che fino a che non è lui a chiedere le medicine non gliele danno. Ma cosa volete che chieda lui! Non sa niente, non capisce niente. Se gli si rompono le scarpe, sapete cosa fa? Se le toglie e le butta. Poi continua a camminare scalzo". "Ripeto, è malato", afferma la donna, ormai stremata. "Mi hanno lasciata da sola ad affrontare tutto questo. E ora mio figlio è in carcere. Voglio che tutti sappiano come sono andate veramente le cose. Nessuno mi ha mai ascoltata in tutto questo tempo". 

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