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Cronaca Centro / Via Romeo Battistig

Criticato e mai valorizzato: una riflessione sul vero volto di Borgo Stazione a Udine

L'associazione Time for Africa da un anno ha aperto la Biblioteca dell'Africa in via Battistig: sta dando vita a diversi progetti e incontri

C'è un quartiere a Udine che fatica a farsi capire. Le strade che compongono il cosiddetto "Borgo Stazione" sono spesso additate come soltanto un ricettacolo di delinquenza, non facendo sforzi per esaltarne il potenziale. Qualcuno che ci investe, in termini culturali e sociali, però c'è. Da un anno in via Battistig si è trasferita la Biblioteca dell'Africa, un luogo non solo dove trovare molti volumi che parlano del continente africano, ma anche dove si scambiano opinioni e si costruiscono progetti a cura dell'associzione udinese Time For Africa. A margine di alcuni recenti fatti di cronaca, le persone che gravitano attorno alla Biblioteca dell'Africa hanno elaborato un pensiero intorno alla considerazione del quartiere che da un anno vivono quotidianamente. 

La riflessione

"Devono ricredersi quanti pensavano che il lockdown ci avrebbe fatto riscoprire i valori fondanti dell’umanità, rendendoci persone nuove dopo la sofferenza e il dolore della pandemia, più solidali verso gli altri e consapevoli che, solo attraverso la solidarietà e la coesione sociale, è possibile costruire un mondo migliore e più sicuro, fondato sulla partecipazione e cittadinanza attiva. L’effimera euforia solidaristica dei balconi animati da centinaia di persone e famiglie unite contro il Coronavirus ha lasciato subito spazio alle vecchie paure risvegliate dalla consueta propaganda che, dimenticando i tanti arcobaleni e gli appelli alla solidarietà, continua a strumentalizzare la questione dell’immigrazione agendo contro l’accoglienza e contro i valori d'umanità e fratellanza sanciti dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e dalla nostra Costituzione repubblicana. Udine, infatti, non ha tardato a ritrovare i suoi consueti motivi di contrapposizione, polemizzando contro la cosiddetta "casbah" che si mimetizzerebbe in borgo stazione e nelle zone limitrofe a sud della stazione ferroviaria, dove si nasconderebbe tutto il male del mondo. Si continua ad alimentare la paura dei cittadini, dipingendo quel quartiere come malfamato, pericoloso e da evitare, come se in quel luogo ad ogni passo, si potesse venire aggrediti o derubati. Si dice che la sopportazione degli udinesi è giunta al limite. Ma al limite di che cosa?".

Conoscere il quartiere

"Vale la pena provare a fare un giro per il quartiere, vedere le persone, i loro sorrisi, i luoghi e le associazioni culturali presenti per scoprire che, prima di avere paura, dobbiamo almeno cercare di conoscere davvero il luogo in cui viviamo. Durante il duro periodo di lockdown, dicevamo che insieme ce la potevamo fare. Proviamo a farlo veramente guardando la nostra città in modo nuovo e senza assurdi pregiudizi".

La questione "Moschea"

"Il Centro Misericordia e Solidarietà (così si chiama la cosiddetta Moschea di via Marano), in questi giorni al centro della cronaca di Udine, opera da tempo con molteplici attività culturali, educative e di solidarietà nei confronti di tutti i poveri e dei più bisognosi e non solo di fede musulmana. Il Centro di via Marano va ringraziato e visto come un esempio positivo di laboratorio per la convivenza pacifica che ha il merito di rendere visibili e trasparenti a tutti le attività di culto islamico. Salvaguardare il Centro significa difendere il principio di tolleranza e tutelare i diritti delle persone che professano altre religioni. Il lockdown ci ha ricordato l’importanza dell’unità e della solidarietà; adesso dobbiamo interrogarci sul significato profondo di queste parole. Concretamente spetta a noi decidere se confrontarci con il mondo che ci circonda e accettare che esista qualcuno di diverso da noi, oppure se opporci alla tutela della libertà degli altri, per esempio, contrastando la moschea, luogo di culto al pari di tutti gli altri. Dobbiamo decidere, consapevoli che ogni nostra scelta condiziona il mondo intero e lo determina nel bene o nel male".

I progetti

Uno dei punti fondamentali, che la cittadinanza mette sempre al centro del dibattito rispetto a "Borgo Stazione", è quello che riguarda la sicurezza. Time for Africa ha una sua idea in merito. 

"Da qualche mese, nella zona di borgo stazione, è stato avviato un progetto per lo sviluppo della coesione sociale, cofinanziato dalla regione Fvg, promosso da un gruppo di associazioni locali che ritengono necessario e utile costruire una nuova narrativa di questa parte della città che nel corso di questi ultimi anni ha cambiato volto e composizione sociale, economica e demografica. Un programma che mette al centro la questione della coesione sociale, intesa come processo continuo di rigenerazione per sviluppare legami di comunità, arginare conflitti e generare una percezione del territorio (quartiere) come bene comune con una ricaduta positiva anche sui temi della sicurezza che, però, va costruita attraverso la partecipazione dei cittadini e delle loro articolazioni associative e non solamente puntando su telecamere e presidio delle forze dell’ordine".

Incontri tra cittadini

In questi due mesi sono stati organizzati 4 focus group tra cittadini, imprenditori, giovani e associazioni per indagare il loro punto di vista rispetto al quartiere, ai suoi problemi e a come contribuire a renderlo più sicuro, più ordinato, più vivace e stimolante sul piano culturale. Il documento emerso, che verrà presentato nei prossimi giorni, sarà la base di confronto e di discussione con la popolazione del quartiere, "da cui poi elaborare un programma di “sicurezza partecipata” da discutere e approfondire con il Comune di Udine e con le Istituzioni preposte, in modo da evitare che la sicurezza venga gestita solo ed esclusivamente come attività di ordine pubblico. Dal confronto con i giovani e il gruppo di cittadini è emersa una proposta che Time for Africa ha presentato al Comune di Udine nell’ambito del bando attività culturali giugno-ottobre. Una proposta culturale per valorizzare un quartiere che non è "casbah", ma quartiere multiculturale, multietnico e multireligioso. La politica deve essere in grado di parlare e agire ascoltando e tenendo in considerazione tutti i punti di vista".

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