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beni ecclesiastici / Manzano

Un ostensorio e un’acquasantiera trafugati negli anni '80 restituiti alle rispettive parrocchie

I carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale restituiscono alla parrocchia di San Giorgio di Pordenone e a quella di San Tommaso Apostolo di Manzano un ostensorio e un’acquasantiera sottratti da ignoti negli anni ’80

Ancora una restituzione da parte dei carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale di Udine: questa volta si tratta di un ritrovamento per la parrocchia di San Giorgio di Pordenone e per quella di San Tommaso Apostolo di Manzano. Sono stati restituiti, rispettivamente, un ostensorio e un acquasantiera in marmo bianco sottratti da ignoti negli anni ’80 del secolo scorso e recentemente sequestrati a Udine dai militari del reparto dell’Arma dei carabinieri specializzato nella prevenzione e nella repressione dei reati commessi in danno del patrimonio culturale con competenza sul Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.

I beni

L’ostensorio, che verrà presentato ai fedeli domenica 12 giugno nel corso della Santa Messa delle 11.30 presso la chiesa di San Giorgio a Pordenone, e l’acquasantiera, che dovrà essere sottoposta a restauro, sono stati riconsegnati ai rispettivi parroci, Don Roberto Laurita e Monsignor Giovanni Rivetti, dal comandante del Nucleo TPC di Udine, Maggiore Lorenzo Pella, al termine di un’indagine coordinata dalla Procura di Udine a cui hanno collaborato le Stazioni Carabinieri competenti per territorio, intrapresa a seguito del monitoraggio del web finalizzato alla ricerca di beni chiesastici illecitamente commercializzati. I due oggetti sacri erano stati sequestrati dai carabinieri del Nucleo TPC di Udine a seguito di perquisizione domiciliare disposta dall’Autorità giudiziaria nei confronti di due individui che detenevano diversi oggetti ecclesiastici messi in vendita su canali telematici. Complesse sono risultate le ricerche dell’acquasantiera della parrocchia di San Tommaso Apostolo: solo a seguito di un complesso lavoro di ricostruzione effettuato dai militari operanti in collaborazione con le “memorie storiche” del manzanese,è stata determinata l’esatta provenienza del manufatto del peso di un’ottantina di chilogrammi che era confluito nella disponibilità del detentore attraverso canali non leciti.

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