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Cronaca

Affitti agevolati: la Regione Fvg pensa a impugnare l'ordinanza del Tribunale che la condanna per discriminazione

L'ordinanza del Tribunale di Udine condannava la Regione Fvg a modificare il Regolamento regionale per il sostegno al contributo economico degli affitti, considerato discriminatorio

Dopo la condanna del Tribunale di Udine ai danni della Regione Fvg e del Comune di Udine, rispetto al caso affitti agevolati, l'amministrazione regionale sta valutando l'eventualità di impugnare attraverso l'avvocatura della Regione l'ordinanza del Tribunale di Udine del 2 marzo 2021 che impone di eliminare, tra i requisiti richiesti per l'accesso ai benefici dell'edilizia residenziale pubblica, l'assenza di 'proprietà di immobili in Italia e all'estero'. Per l'assessore regionale all'Edilizia, Graziano Pizzimenti, "l'ordinanza contrasta con una sentenza della Corte costituzionale, la quale ribadisce invece la necessità per tutti i richiedenti di dimostrare requisiti di una situazione di reale bisogno, e discrimina i cittadini italiani".

Il Tribunale di Udine condanna la Regione Fvg

"Dal punto di vista del merito - ha puntualizzato l'assessore - le conseguenze pratiche e giuridiche della decisione del Tribunale di Udine sono impattanti, poiché generano una discriminazione in senso contrario nei confronti dei cittadini italiani, in quanto le dichiarazioni sostitutive, ovvero le autocertificazioni, hanno come presupposto imprescindibile la facoltà di controllo della loro veridicità da parte della pubblica amministrazione. Controllo, che l'Autorità italiana non ha la possibilità di eseguire sulle dichiarazioni dei cittadini stranieri". 

Coneseguenze

"Di conseguenza - ha soggiunto Pizzimenti - estendere ai cittadini non Ue la possibilità di autocertificare la loro proprietà o l'assenza di proprietà immobiliari all'estero, significa, a prescindere dalle norme vigenti, ammettere che le eventuali sanzioni in caso di dichiarazioni mendaci possano essere applicate soltanto ai cittadini italiani". 
"La Regione - ha precisato l'assessore - aveva invece previsto che i cittadini di Stati non appartenenti all'Unione Europea regolarmente soggiornanti in Italia possano utilizzare le dichiarazioni sostitutive di cui agli articoli 46 e 47, limitatamente agli Stati, alle qualità personali e ai fatti certificabili o attestabili da parte di soggetti pubblici italiani". "L'impatto dell'ordinanza del Tribunale di Udine - ha concluso Pizzimenti - è di indubbia gravità rispetto agli obiettivi della normativa regionale, in quanto non tende a garantire parità di trattamento procedurale a tutti i richiedenti, bensì a eliminare uno specifico requisito che in un altro contesto è già stato giudicato legittimo dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale".

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