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Cronaca

Insegne accese e tavoli apparecchiati in strada: la protesta delle osterie di Udine

Il prossimo martedì 28 aprile i gestori di alcuni locali cittadini e della provincia metteranno in scena un flashmob per denunciare la loro preoccupante situazione

Prendendo spunto da altri colleghi di altre regioni che si sono uniti, anche gli osti di Udine e provincia hanno decise di fare sentire la loro voce rispetto alla grave situazione che si stanno preparando ad affrontare. Martedì 28 aprile, alle 21, alcuni locali del centro insieme ad altri della prima periferia hanno deciso di accendere la luce delle insegne, come segno di speranza, e di apparecchiare all'esterno delle loro osterie un unico tavolo.

Le richieste

A farsi portavoce dell'iniziativa è Debora Del Do', dell'osteria "Da Dalia" ai Rizzi. «In tanti hanno aderito all'iniziativa, anche se molti sono davvero pessimisti rispetto al futuro che ci attende, soprattutto i più piccoli. Quello che noi chiediamo ai Comuni è che vengano eliminate le tasse sull'occupazione di suolo pubblico e sui rifiuti e, possibilmente, che non ci tartassimo di spese già dal prossimo anno»

Tra le prime adesioni, sia a Udine centro che in prima periferia, risultano l'osteria dal Barbe, Aquila Nera, Black Stuff, Pepata di Corte, Quinto Recinto, La' di Prime, Campana d'Oro e, ovviamente, Dalia.

L'idea

La proposta è quella di recarsi una persona per locale, accendere l'insegna, apparecchiare un tavolino simbolico all'esterno e chiudersi dentro. «Dobbiamo comunque controllare i frigoriferi e i materiali deperibili che abbiamo nei nostri locali. Poi - continua la Del Do' - vogliamo anche usare delle mascherine con la scritta #risorgiamo, per rendere universale il nostro messaggio».

La consegna delle chiavi

Prendendo spunto da quanto succederà in altre zone d'Italia, anche a Udine avverrà poi la consegna simbolica delle chiavi delle osterie al primo cittadino, Pietro Fontanini. «Il 29 aprile, il giorno dopo il flashmob, consegneremo un mazzo di chiavi al sindaco, ognuna con la targa del nome del locale: una consegna simbolica a testimonianza dell'abbandono del locale perché se continuiamo così in tanti di noi non non riusciranno più ad riaprire».

Per la Del Do', la riapertura non sarà per nulla semplice perché si dovranno prevedere altri costi, come ad esempio le barriere in plexiglas, e la diminuzione dei coperti. 

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