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SOCCORSI MONTAGNA

In Friuli Venezia Giulia dal 2017 è previsto un tariffario per il Soccorso alpino che non è mai stato applicato

Le regioni italiane dove sono in vigore i ticket per l'intervento dei soccorsi sono quelle dell’arco alpino, tranne Liguria e Friuli Venezia Giulia, e l'Abruzzo

Come ogni estate, quando il bel tempo favorisce le escursioni e le attività all'aperto, si moltiplicano gli interventi di soccorso in montagna. E, come ogni anno, una delle domande che si ripetono è "chi paga le prestazioni del soccorso alpino?". Con l'occasione di una nota del Movimento 5Stelle del Friuli Venezia Giulia, che chiede l'urgente applicazione di un tariffario, proviamo a fare un po' di chiarezza. Con "soccorso alpino" ci si riferisce alle attività che riguardano il recupero e la messa in sicurezza di persone colte da malore o coinvolte in incidenti nell’ambiente montano, o in luoghi ostili e difficilmente raggiungibili, dove non è possibile intervenire con altri metodi e mezzi considerati consueti. La Regione Friuli Venezia Giulia, per gli interventi di soccorso sanitario e non sanitario in ambiente montano, ipogeo, ostile e impervio del territorio regionale si avvale stabilmente del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico del Fvg quale associazione di promozione sociale, ferme restando le peculiari competenze dei soggetti a vario titolo coinvolti nelle attività di soccorso come Soccorso alpino del Corpo della Guardia di finanza e degli specialisti del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco.

Come funziona

Quando ci si trova di fronte a una situazione di emergenza sanitaria, il trasporto e il soccorso sono sempre gratuiti. L’attività di soccorso alpino è inserita fra i servizi di emergenza sanitaria e ne consegue che a essa si applichi l’articolo 11 del D.P.R. 11/1992 “Atto di indirizzo e coordinamento alle Regioni per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza”. In questo articolo si stabilisce che “Gli oneri delle prestazioni di trasporto e soccorso sono a carico del servizio sanitario nazionale solo se il trasporto è disposto dalla centrale operativa e comporta il ricovero del paziente. Detti oneri sono altresì a carico del servizio sanitario nazionale anche in mancanza di ricovero determinata da accertamenti effettuati al pronto soccorso”. Se, dunque, non viene ravvisata la necessità del ricovero, il trasporto e il soccorso non possono essere considerati come attività di emergenza: in questi casi gli interventi non possono essere messi a totale carico del servizio sanitario nazionale. Proprio da questa norma le Regioni hanno ricavato l'imposizione legislativa del ticket a carico delle persone soccorse: nell’applicazione dell'articolo, i legislatori regionali chiamano in causa la complessità nonché la pericolosità degli interventi in montagna e, inoltre, l’onere finanziario viene usato con valore dissuasivo di eventuali comportamenti irresponsabili. I ticket vengono incassati direttamente dai servizi sanitari delle Regioni a copertura delle spese sostenute, mentre le organizzazioni che operano sul campo per il soccorso in montagna non percepiscono in alcun modo rimborsi derivanti da queste compartecipazioni.

Come si comportano le Regioni

Essendo una scelta a carico del legislatore regionale, ogni territorio ha deciso di applicare la norma in modo diverso. Cosi le province autonome di Trento e Bolzano hanno deciso di chiedere un ticket anche per i recuperi ai quali consegue un ricovero ospedaliero o in pronto soccorso. Il Veneto il ticket è applicato anche alle persone che, pur essendo ricoverate, sono state soccorse mentre svolgevano attività sportive estreme come l’alpinismo su roccia e ghiaccio, la mountain bike su percorsi difficili o il parapendio. Questi sono solo due esempi ma, a oggi, le regioni dove sono in vigore i ticket sono sostanzialmente tutte quelle dell’arco alpino, a eccezione della Liguria e del Friuli Venezia Giulia. In area appenninica solo l’Abruzzo ha approvato una legge regionale che all’art 11 stabilisce il principio della compartecipazione alle spese di soccorso da parte del soccorso in caso di chiamata immotivata o grave imprudenza.

In Friuli Venezia Giulia

Nella nostra regione il principio della compartecipazione alla spesa per i soccorsi dove non si riscontra emergenza sanitaria è stato introdotto dall’articolo 10 della legge regionale 24 del 16 giugno 2017. Il comma 2 recita: "Gli interventi di recupero e trasporto effettuati dall'Elisoccorso Fvg o dalla Protezione civile, qualora non sussista la necessità di accertamento diagnostico o di prestazioni sanitarie presso un Pronto soccorso, sono soggetti a una compartecipazione alla spesa a carico dell'utente trasportato, se tale intervento è richiesto da quest'ultimo o riconducibile a esso". L'articolo prosegue al comma 3: "La Giunta regionale, entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, stabilisce con propria deliberazione il piano tariffario relativo agli interventi di cui al comma 2 e definisce la quota di compartecipazione alla spesa, anche su base forfetaria, in base ai seguenti criteri: a) tipologia degli interventi oggetto di compartecipazione; b) previsione del limite della quota di compartecipazione non superiore al cinquanta per cento del costo del servizio; c) riduzione del trenta per cento a favore dei residenti in Friuli Venezia Giulia". All'articolo 11, però, si specifica che "(...) sono considerate attività ricreative a elevato impegno di risorse quelle che comportano complesse operazioni di ricerca e recupero dell'infortunato, prima che lo stesso possa essere sottoposto a trattamenti sanitari". Dal 2017 il tariffario non è mai stato applicato. 

La proposta

"In tutte le Regioni alpine i sono già presenti i tariffari per costi di intervento con elisoccorso laddove non sussista né venga poi provata l'emergenza sanitaria o il ricovero in ospedale. In Friuli Venezia Giulia ancora non è così e il tariffario già predisposto da anni non viene ancora applicato. L'assessore Riccardi ne rinvia l'attuazione a tutto discapito di costi sempre più elevati sostenuti dalla collettività. L’intento è anche quello di rispettare la montagna e i suoi pericoli, prevenendo incidenti inutili che gravano sulle casse della Regione e, a volte, impediscono di intervenire laddove c’è reale bisogno di uno staff medico specializzato”. Così si legge in una nota senza firma del Movimento 5Stelle del Friuli Venezia Giulia. Il comunicato continua. “Nella scorsa legislatura abbiamo presentato emendamenti e ordini del giorno per far sì che il tariffario degli interventi di soccorso, previsto dal 2017, venisse finalmente approvato. La nostra richiesta risale al luglio 2019, poi con la giustificazione della Pandemia, qualsiasi cosa che riguardasse la sanità ha avuto lo stesso effetto di alcune liste d’attesa per i nostri pazienti: rinviata a data da destinarsi”.


 

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