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Ospedale Santa Maria della Misericordia

No al lavoro straordinario dagli anestesisti dell'ospedale di Udine

Mancano 18 medici rispetto all'organico previsto. Per questo, a partire da dicembre 2022, il personale lavorerà al minimo contrattuale, cioè 38 ore settimanali

Dicono basta i medici anestesisti rianimatori alle ore di straordinario non pagate. E fino a che non verranno trovati i fondi necessari per pagare le ore già lavorate e una soluzione per la carenza di personale, i medici hanno deciso di ridursi l’orario lavoro, a partire da dicembre 2022, al minimo contrattuale, cioè 38 ore settimanali. Con conseguenze dirette nelle attività programmate e nella riduzione dei tempi di attesa per gli interventi chirurgici. Secondo quanto riportato dalle sigle sindacali, ci sono 18 medici anestesisti rianimatori in meno rispetto alle esigenze di organico che prevederebbe la presenza di 80 dottori. In questi ultimi due anni il dipartimento di Anestesia Rianimazione dell’ospedale di Udine ha visto una continua progressiva perdita di personale medico dovuta non solo ai previsti pensionamenti ma anche a numerosi licenziamenti e trasferimenti, senza alcun reintegro. Il carico di lavoro è così aumentato per i colleghi che sono rimasti sino a diventare insostenibile. 


Le dichiarazioni

"Vige la costante richiesta da parte di AsuFc di garantire ed erogare più prestazioni e servizi, a fronte
di un organico depauperato e non in grado di sostenere questa pressione. Questo costante aumento
del carico lavorativo programmato pone di fatto oggi in gioco la sicurezza dei pazienti e dei percorsi
di cura"
dicono dalla delegazione di  AAROI-EMAC, Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani - Emergenza area critica. "Le risorse aggiuntive che AsuFc mette a disposizione, risultano assolutamente insufficienti a compensare il pagamento delle ore effettive già lavorate da tutti i dirigenti medici dell’azienda oltre il normale debito contrattuale. C’è un rischio elevato che si vogliano utilizzare fondi contrattuali già destinati ai dirigenti per altri scopi per tappare le falle del sistema. È il tipico gioco delle tre carte e ancor peggio, c’è il rischio che l’amministrazione intraprenda la strada di tagli e sanatorie arbitrarie
non riconoscendo l’impegno ed il duro lavoro già svolto". 
L'associazione accusa la dirigenza strategica di continuare a rimandare da anni l’assegnazione di incarichi e l’attribuzione delle alte specializzazioni, sancite e previste dal contratto di lavoro. Una delle conseguenze  è che sempre più professionisti siano spinti a licenziarsi. "La professionalità deve essere valorizzata" - continuano- ". I medici specializzandi che si formano presso l’università di Udine sono portati a ricercare incarichi altrove, in aziende dove il lavoro è meglio organizzato e più gratificante". Per concludere: "I medici sono poi preoccupati, e totalmente sfavorevoli, che si ricorra a contributi esterni, come le cooperative private di medici, per coprire i buchi del sistema, in punti nevralgici ad elevata intensità di cura e di criticità dei pazienti. La sicurezza e la qualità delle cure sarebbe oltremodo penalizzata. La situazione non è più sostenibile, ed è in constante peggioramento".
 

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