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Dopo il Giro d'Italia e i 3 milioni spesi, la strada per il Lussari rimane chiusa

Oggi, lunedì 5 giugno, ci sarà un incontro in prefettura a Udine per discutere del provvedimento di chiusura, arrivato per la pericolosità della strada

Si terrà oggi, lunedì 5 giugno, in Prefettura a Udine un incontro per discutere della chiusura della strada che porta al Lussari, decisa dopo la tappa del Giro d'Italia. La decisione di sbarrare la salita, costata 3 milioni di euro, perché ritenuta pericolosa sarà dunque messa sul tavolo in giornata: ad incontrarsi con il prefetto Massimo Marchesiello saranno gli amministratori locali della Valcanale, i carabinieri forestali, i rappresentanti di Promoturismo Fvg, della Regione Friuli Venezia Giulia e del Consorzio agrario vicinia di Camporosso. L'ordinanza di chiusura della strada è stata firmata quattro giorni fa dal comandante del reparto biodiversità dei carabinieri forestali di Tarvisio, Cristiano Manni, che è amministratore della foresta di Tarvisio per conto del Fec, il Fondo edifici di culto. La situazione sta mettendo in difficoltà la maggioranza in consiglio regionale. "È necessario che la Regione intervenga subito sulla gestione della strada val Saisera- Lussari dopo la determina di chiusura dei carabinieri. È urgente  attuare un piano di gestione e provvedere al più presto alla fruizione pubblica in chiave turistica e cicloturistica del tratto appena sistemato, così da poter beneficiare a pieno delle ricadute sul territorio che il cicloturismo porterebbe alla Regione. E l'urgenza è ancora più determinante considerato anche l'investimento finanziario pubblico fatto per la predisposizione della tappa del Giro d'Italia", ha affermato nei giorni scorsi il consigliere regionale di Fratelli d'Italia, Stefano Balloch. 

Le proteste

"Il Monte Lussari va aperto ai ciclisti e agli escursionisti, sulla strada percorsa dal Giro d'Italia", fa sapere Marco Bussone, presidente nazionale dell'Unione nazionale comuni comunità enti montani."Dopo il poderoso intervento della Protezione Civile, negli ultimi tre anni la strada è stata messa in sicurezza. Come anni fa per lo Zoncolan, il Giro ha acceso i riflettori su una salita bellissima, in una valle stupenda. Che ora attende, vuole ospitare i turisti da tutto il mondo che arrivano per emulare i campioni, per provare quelle pendenze, per mettersi in gioco come hanno fatto i ciclisti una settimana fa. Altro che impatto ambientale! O insicurezza. Quella salita è già patrimonio mondiale del ciclismo, che la esalta e la promuove. Che la strada sia stata unilateralmente chiusa, senza un dialogo tra Istituzioni, non è accettabile", continua Bussone. "Bene hanno fatto i sindaci a chiedere un intervento governativo per la riapertura della strada al transito dei ciclisti. Chiudere alle bici per mancanza di sicurezza, o perché quella è una pista forestale, non fa bene al territorio. È una protezione senza logica, pseudo-ambientalista, mossa da ragioni poco a prova di futuro", conclude. 

Contro il comandante Manni

"Come presidente di Confcommercio del Tarvisiano sono stato contattato da molte aziende e imprese associate, penalizzate e arrabbiate. Abbiamo visto la tappa del Giro più bella di sempre con immagini stupende, che hanno pubblicizzato un percorso spettacolare, forse il più bell'evento degli ultimi vent’anni. Per permettere questo, Comune, residenti, alberghi, bar, ristoranti, commercianti, addetti alla sicurezza e Protezione civile si sono uniti per presentare al meglio ogni angolo del percorso e a vederci in televisione ci siamo commossi", commenta Diego Bellotto, presidente di mandamento di Confcommercio del Tarvisiano. "In un territorio dove tutto è complicato: dai costi energetici (riscaldamento 8-9 mesi l’anno), alla carenza personale, ai costi materie prime, all'andamento demografico in picchiata.. come è possibile che una sola persona possa penalizzare tutto e tutti con la chiusura di un percorso reso così popolare in pochi giorni, senza provare a sedersi a un tavolo per trovare delle soluzioni?", chiosa Bellotto. "Se questo è il modo di amministrare il territorio, necessita meno politica e più collaborazione, con le realtà del territorio. Forse facendo questo possono arrivare nuovi investitori e soprattutto non fa scappare gli imprenditori resilienti che continuano a investire nelle proprie attività della valle. Come è stato per la ciclovia Alpe Adria, la risalita al Lussari è un volano esponenziale per l’economia dell’intera Valle", continua. "Discutendo di sicurezza, percorsi possibili, gestioni e responsabilità, sedendoci a un tavolo si possono e si devono trovare le soluzioni, certamente non scegliendo sempre la via più semplice, quella della chiusura. A nome di tutto il tessuto economico della valle chiedo un urgente intervento a tutti gli organi di competenza", chiude Bellotto.
 

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