rotate-mobile
Cronaca Faedis

Salva una famiglia di suoi dipendenti in Ucraina e raccoglie 24 tonnellate di aiuti umanitari: la storia di un giovane imprenditore friulano

Francesco Bertossi, 31 anni e titolare dell'azienda vitivinicola Colle Villano di Faedis, con sede commerciale a Kiev, non ha esitato a dare ospitalità ed aiuto ad una famiglia di suoi ex-dipendenti fuggiti dall'Ucraina. Ha inoltre raccolto e spedito oltre 24 tonnellate di aiuti umanitari.

“Francesco I’m alive”.

Non è l’inizio di un film. Non è la frase di apertura di un libro. E’ quel messaggio che mai, ci saremmo aspettati di sperare cosi tanto di ricevere.

Una sensazione che Francesco Bertossi, classe 1990, titolare della storica azienda vitivinicola Colle Villano di Faedis, conosce bene.

Daria è una sua collaboratrice di Kiev. Una persona con la quale negli anni si era instaurato un rapporto anche oltre al lavoro. Perché succede sempre così, ci dice Francesco, quando una terra ti dà tanto, devi poi restituire.

La storia

Partiamo dal principio.

Dal 2011, quasi per gioco ho scelto di aprire un magazzino logistico a Brovary, ed una sede commerciale a Kiev. Sembrava una sfida avvincente, un nuovo mercato nel quale tuffarsi. Così nel giro di poco tempo, mi sono ritrovato con 36 dipendenti ucraini, quasi tutte donne a lavoro nella nuova sede, che rappresenta per noi il 40% della nostra produzione. Mi correggo: rappresentava”.

Prima dello scoppio della guerra - continua -  la vita scorreva tranquilla. Poi nel giro di pochissime settimane, tra viaggi in Ucraina e i continui contatti con i miei dipendenti, nonostante le avvisaglie fossero state sottovalutate, ho capito che la situazione stava precipitando. E nel giro di pochissimi giorni è iniziato tutto. Così ho recuperato quello che potevo, coordinando le operazioni direttamente da la, anche per stare vicino alla mia squadra. In molti avevano paura di cosa sarebbe accaduto, altri velatamente mi hanno chiesto aiuto”.

“If war will explode, don’t hesitate and come to Italy" - "Non c'era altro che potessi rispondere".

La fuga dalla guerra

"Non è passato molto da quel momento. Alle 4 del mattino - ora di Kiev - del 24 febbraio ho ricevuto un messaggio da Alexandra, un'altra delle mie ex-dipendenti con scritto “Woke up from the sound of explosions”.

"Come dicevo quando un territorio ti da tanto poi bisogna restituire. Ed è così che l’indomani dallo scoppio della guerra Alexandra e la sua famiglia sono saliti in auto con quel poco che sono riusciti a salvare e sono arrivati qui da me dopo 16 ore di coda al confine. Lei, sua madre, sua zia e i suoi due figli di 12 e 9 anni. Ed ora sono qui nel mio agriturismo".

"Nessun merito. Un dovere farlo – prosegue – Indietro hanno dovuto lasciare il marito di lei (padre dei due bambini) e il nonno: entrambi combattenti. Si sentono ogni volta che possono, fintanto che i ponti radio e le comunicazioni restano possibili".

"Qui invece, la macchina della solidarietà, quella fatta di aziende e cittadini, si è mossa immediatamente e proprio per la famiglia ho ricevuto tantissimo aiuto tra vestiti, derrate alimentari e beni di prima necessità".

La raccolta fondi

Ed è proprio dal successo di questa iniziativa che è nata l’idea di una raccolta di aiuti umanitari destinati proprio a chi era rimasto sul territorio: dopo l’ok logistico, Francesco Bertossi, ha aperto una pagina Facebook ed ha lanciato la raccolta che si è concretizzata nell’edificio che ospita il Bar Pergola di Faedis. 

"Ho improvvisato tutto, il tempo stringeva - La risposta ed il passaparola sono stati incredibili - prosegue - 24 tonnellate di merce, 33 bancali di beni di prima necessità. Per non parlare delle numerose aziende che si sono messe a disposizione".

"Il carico è arrivato poi a destinazione nell’hub logistico di Lublino dove è stato smistato per poi essere consegnato entro i confini ucraini. Una solidarietà tutta friulana, mi sento di dire. Cin-cin”.c1fea589-b2e3-4054-94a2-fe4ffe1b423f-2

"Un nuovo carico è in fase di raccolta, non appena avremo abbastanza derrate partiremo nuovamente"

"Non è semplice - dice - dall'altra parte mancano i camion per la consegna oltre confine. La paura adesso è quella delle armi chimiche, qualcuno mi ha chiesto giubbotti antiproiettile e maschere anti-gas. Non ho idea nemmeno di dove si possano trovare".

72ab6cb0-9c30-4b25-9d75-5b6b6e4aaea1-2

Chi resta

Intanto per chi resta al fronte, la primavera non ha lo stesso profumo ed il sole non scalda quanto dovrebbe. Il suono delle sirene e il rumore delle esplosioni sono una costante -  la sveglia delle città centrali e di periferia -  come raccontano numerosi reporter dal fronte.  

Il magazzino della cantina Colle Villano e la sede commerciale di Kiev sono ancora in piedi, ma ovviamente abbandonate, ed i civili trovano riparo come possono.

Daria si era rifugiata in una casa quando hanno fatto irruzione otto soldati russi – ci racconta Francesco -  Hanno preso tutto il cibo, le hanno intimato di abbandonare smartphone e computer – probabilmente per non far sapere la loro posizione. Le hanno permesso di prendere solo alcuni pannolini per i bambini”.

“Una buona notizia: una mia cliente, Yuliia, mi ha scritto proprio un minuto fa - ci dice entusiasta durante la nostra intervista, alzandosi addirittura in piedi -  E’ viva, non la sentivo da fine febbraio!”.

“E di tutti gli altri tuoi dipendenti - chiediamo - hai più avuto notizie?"

“No - risponde Francesco, con qualche secondo di ritardo - Forse, qualcuno ha trovato riparo nei bunker, forse qualcuno non riesce a comunicare. Forse qualcuno è morto. Forse”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Salva una famiglia di suoi dipendenti in Ucraina e raccoglie 24 tonnellate di aiuti umanitari: la storia di un giovane imprenditore friulano

UdineToday è in caricamento