Tangenti Anas, Vidoni prosciolto dalle accuse
Al termine del processo l'imprenditore è stato riconosciuto vittima di concussione ambientale. La società, nel frattempo, è fallita.Dava lavoro a 400 persone
Prosciolto dall'accusa di corruzione. Dopo nove anni si chiude la vicenda giudiziaria di Giuliano Vidoni. L'imprenditore udinese è stato riconosciuto vittima di concussione ambientale, ormai prescritta. In pratica, Vidoni si era visto costretto a pagare tangenti ai funzionari romani corrotti dell'Anas in cambio del versamento dei crediti. Si tratta di circa 40 milioni di euro secondo i calcoli della difesa.
Indagine Dama Nera
Vifoni era finito agli arresti domiciliari nel 2015. L'imprenditore era al vertice dell'omonima impresa di costruzioni, che si trovava a Tavagnacco e dava lavoro a circa 400 dipendenti. L'accusa era quella di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio nell'ambito della maxi inchiesta della Procura di Roma. Si indagava su un giro di tangenti all'Anas collegato all’assegnazione di appalti e al pagamento di lavori svolti. Gli altri imputati coinvolti sono stati tutti condannati o hanno patteggiato. Vidoni è stato prosciolto dalle accuse di corruzione e l'accusa è stata ridimensionata nel reato di indebita erogazione di somme, e dichiarata prescritta.
La società
LA società Vidoni è stata dichiarata fallita.In seguito alle accuse l'Anas aveva risolto gli appalti e non aveva pagato i suoi crediti verso l'ente. L'imprenditore fu così costretto a chiedere il concordato preventivo che venne rigettato, appunto, con la decisione del Tribunale. A opporsi al concordato e a chiedere il fallimento della società era stata la Procura della Repubblica di Udine. Secondo la difesa di Vidoni, se la società fosse stata regolarmente pagata, non sarebbe accaduto nulla: non sarbbe stato indotto a pagare le tangenti, la società non sarebbe fallita e non ci sarebbero stati i processi per bancarotta.
