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Cronaca Tarvisio

Spiegato il fenomeno dei "fiori di ghiaccio" sul lago di Fusine immortalati da un fotografo friulano

I fiori di brina su acqua dolce rappresentano un fenomeno poco frequente e scientificamente interessante. La loro particolarità? Nascono solo con precise e rare condizioni. A spiegare il fenomeno, attraverso un articolo, Renato R. Colucci, docente di glaciologia presso il Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell'Università degli Studi di Trieste.

Quando stagione, location e condizioni meteorologiche s'incontrano nascono gli spettacoli migliori. E chi l'ha detto che i fiori non possano sbocciare anche d'inverno?

I fiori di ghiaccio, o fiori di brina secondo scienza, rappresentano un fenomeno di rara bellezza e formazione. Ad immortalarli a pelo d'acqua, ai Laghi di Fusine, è stato il fotografo friulano Mike Tessari. Lo scatto condiviso sui social, ha destato la curiosità della comunità del web.

A fare chiarezza sul fenomeno ci ha pensato Renato R. Colucci, ricercatore all'Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche e docente di glaciologia presso il Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell'Università degli Studi di Trieste.

I frost flowers

"Possiamo dire intanto che queste straordinarie geometrie ghiacciate fanno parte, ovviamente, della categoria delle brine, ed infatti il termine internazionale che le definisce è proprio frost flowers, ossia fiori di brina - scrive sul sito della Società metereologica alpino-adriatica il docente -  In realtà la loro formazione è decisamente più comune nelle zone artiche su ghiaccio marino sottile appena formato".

"La formazione su un lago di acqua dolce è invece cosa molto più rara e, quindi, decisamente più interessante dal punto di vista dell’osservazione".

Come nascono

"Gli attori principali sono la quantità di vapore acqueo a disposizione, la temperatura dell’aria e della superficie sulla quale i fiori di brina si formano e la turbolenza della massa d’aria, ossia il vento".

"Per farla più semplice potremmo sintetizzare dicendo che quello che conta sono le variazioni con l’altezza della temperatura e della tensione di vapore acqueo al di sopra della superficie ghiacciata del lago. La superficie ghiacciata del lago deve essere però in condizioni tali da sublimare, ossia in una fase durante la quale il ghiaccio si trasforma direttamente in vapore acqueo senza passare attraverso la fase liquida. Questo processo avviene quando l’aria al di sopra del ghiaccio è piuttosto secca ed, ovviamente, fredda".

"I fiori di brina, successivamente, crescono come i fiocchi di neve in una nube, ossia sviluppandosi secondo dendriti stellari, per la caratteristica della molecola d’acqua che forma strutture esagonali. Ogni molecola d’acqua forma strutture esagonali, mentre sei molecole di acqua si uniscono per formare una struttura ad anello, e da qui la crescita delle dendriti ramificate"

"Riassumendo quindi quanto detto fino a qui, analisi ed esperimenti di laboratorio mostrano come i fiori di brina possano formarsi e crescere in un’atmosfera secca a condizione che la differenza di temperatura tra la superficie del ghiaccio e l’atmosfera sia sufficientemente grande. Si è inoltre visto come la temperatura dell’aria debba essere sufficientemente bassa ed inferiore a -15°C affinché possa innescarsi il fenomeno, ma questo prima che il ghiaccio del lago sia diventato troppo spesso e abbia avuto modo di raffreddarsi molto".

"Le condizioni meteorologiche dei primi giorni dell’anno sono state indubbiamente molto particolari su tutta l’Alpeadria con un possente anticiclone caldo di origine subtropicale .I valori di temperatura in quota sono stati estremamente elevati con diversi record di temperatura massima invernale infranti. Ricordiamo ad esempio i +11.6°C registrati sul Monte Lussari - conclude il docente - La massa d’aria era inoltre particolarmente secca con valori osservati dalle stazioni meteorologiche in quota tra il 20% ed il 50 % nei primi 3 giorni dell’anno"

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