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Cronaca

Il pellet non scalda più come prima, l'aumento dell'Iva frena le vendite

Con l'imposta statale passata dal 10 al 22%, il combustibile "green" in provincia di Udine ha registatro un drastico calo delle vendite stimato tra il 15% e il 20%

Era prevedibile che il provvedimento governativo di ritocco dell’aliquota Iva sul settore dal 10% al 22% avrebbe determinato un immediato contraccolpo, ma i primi dati del 2015 vanno oltre le peggiori previsioni per le aziende che trattano il pellet. «Le vendite in provincia hanno subito una contrazione che può essere stimata tra il 15% e il 20%», fa sapere Pietro Cosatti, capogruppo “Articoli tecnici vari” di Confcommercio Udine. Un dato evidentemente preoccupante in tempi di crisi, ma che si aggiunge alla forte penalizzazione anche per il cittadino. «In Italia – spiega Cosatti – sono oltre 2 milioni le famiglie che utilizzano i pellet come combustibile per il riscaldamento proprio perché il loro costo, a parità di potere calorico, è inferiore di circa il 25% a quello del gas metano. Se dunque l’aumento dell’Iva non sarà corretto, l’aggravio di spesa per il riscaldamento sarà di circa 250/400 euro all’anno a famiglia, il che renderà meno conveniente l’installazione di nuove termostufe a pellet».

Pietro Cosatti-2E invece, ricorda ancora Cosatti, c’è più di un motivo per sollecitare la diffusione del sistema: «L’utilizzo del pellet favorisce la non  dipendenza da gas e petrolio provenienti dall’estero, perché dunque frenarlo? E non dimentichiamo che il lavoro per la produzione di questo prodotto è fatto in gran parte in Italia, che gli scarti vengono eliminati o anche riutilizzati con soluzioni non impattanti sull’ambiente, che le stufe a pellet hanno rendimento elevato e sono a bassissima emissione inquinante». L’aumento dell’Iva, dunque, «è una scelta decisamente poco “green”»

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