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demolizione / Via Lumignacco

Sono tornati i cerbiatti ai Casali San Pietro

Impauriti dalla demolizione di villa Facchini, alcuni cerbiatti lo scorso 14 febbraio erano scappati dal parco dove vivevano ormai da tempo, alle porte del centro di Udine

Erano scappati lo scorso febbraio, quando le ruspe avevano cominciato la demolizione di Villa Facchini, ai Casali San Pietro a Udine, correndo per strada e tra le auto del quartiere di San Paolo e Sant'Osvaldo. Questa mattina, venerdì 8 marzo, tre dei quattro cerbiatti che da tempo avevano popolato il parco della villa ormai demolita, hanno fatto ritorno guardandosi attorno spauriti. I lavori al momento sono fermi, ma dovrebbero ripartire proprio oggi. 

cerbiatti

La storia

La storia di questa parte di Udine inizia davvero da lontano: le prime testimonianze risalgono al 1282 dove, tramite il nome "tabella Grazani" prima e "Tabella Sancti Petri" poi, localizzano quelli che oggi sono i "Casali San Pietro". Di seguito la storia ripresa da una segnalazione di un residente in zona, Matteo Milanese. "Area importante all'epoca anche per l'esistenza di una cisterna, "cisterna Sancti Petri de Tavella Grazani sita in burgo estensori de Grazano ultra rojam" (cisterna San Pietro in Tavella Grazzano sita in borgo esterno oltre la roggia) e tanto vasta da ospitare talvolta le folte assemblee del parlamento del Patriarcato. Ma i reperti qui trovati raccontano una storia che ci riporta all'epoca dell'antica Roma. Durante i lavori nel 1845 vennero recuperati nella tenuta un aureo augusto, diverse monete bronzee e alcune altre antichità, contribuendo così in maniera del tutto accidentale alla scoperta di uno dei principali giacimenti archeologici cittadini. Nel 1879 Vincenzo Facchini ereditò il tutto e, cinque anni dopo, il figlio Marco facendo scavare per livellare i campi che restano a mezzodì della Villa padronale fece la scoperta più importante: alla profondità di 50 cm trovò le inconfondibili tracce di una necropoli a incinerazione di epoca romanica del 1 secolo d.C. ricca di qualche decina di tombe dalle quali fu possibile salvare una quarantina di anfore, urne cinerarie, balsami vitrei due olle e numerosi frammenti di vasellame, sei monete di bronzo risalenti all'epoca di Tiberio e Augusto. Ma questo sito racconta anche il passaggio di due ordini religiosi, l'ultimo dei quali si trasferì con solenne processione nell'attuale chiesa del Carmine, traslando da via Lumignacco a via Aquileia l'Icona della madonna del Carmelo che ancora sovrasta l'altare maggiore dell'omonima chiesa. Una storia lunga diversi secoli, come quella della nostra città, una storia che non merita di finire dimenticata, un luogo che appassiona, da verificare e valorizzare. La proprietà di tutto ciò purtroppo è privata, con tutti gli interessi all'edificazione che ne conseguono ma, se ancora questo giacimento archeologico dovesse produrre dei reperti, perché perderli per sempre? La storia si fa sopratutto con le testimonianze e i racconti delle persone, e da qui l'invito della pagina a collaborare per far diventare ancora più grande la storia di questo luogo".

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