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Cronaca giudiziaria

Muore suicida sui binari, capotreno risarcisce la famiglia

Il 13 gennaio del 2017 Marco Cestaro si tolse la vita sui binari della stazione di Lancenigo, in provincia di Treviso. Maria Rosaria Castigliola, una 40enne residente in provincia di Udine e originaria di Napoli, era la responsabile di un convoglio che scorse il corpo del ragazzo ma non si fermò. Accusata di omesso soccorso ora potrà chiedere la messa alla prova

Con il suo comportamento avrebbe determinato un ritardo nell'arrivo dei sanitari di circa 40 minuti, contribuendo così al decesso dello sfortunato ragazzo. Ma Maria Rosaria Castigliola, una 40enne residente in provincia di Udine e originaria di Napoli, capotreno di un convoglio che era passato in transito a fianco del corpo di Marco Cestaro e a processo perché accusata di omesso soccorso, ha deciso di risarcire la famiglia del giovane. In questo modo la donna potrà accedere alla messa alla prova che le consentirà, una volta terminato con esito positivo il programma, di vedere estinto il reato. L'udienza di ieri, 9 gennaio, è stata rinviata a giugno per la determinazione della misura alternativa.

La vicenda risale al 13 gennaio del 2017 quando Cestaro si sarebbe tolto la vita gettandosi sotto un treno di passaggio alla stazione di Lancenigo (Treviso). Secondo le ipotesi della Procura sarebbe stato ancora vivo quando, una ventina di minuti dopo, un secondo convoglio regionale era passato in transito individuando il corpo. La Castigliola avrebbe prima fermato il treno e poi, dopo aver comunicato con la stazione d'arrivo, sarebbe ripartita senza sincerarsi della condizioni del 17enne causando un ritardo dei soccorsi di circa 40 minuti, dando l'allarme alla Polizia Ferroviaria soltanto alle 18,30.

Marco Cestaro il cui caso è stato chiuso dalla Procura di Treviso che ha attribuito la sua morte ad un gesto di autolesionismo, venne ritrovato in fin di vita nel tardo pomeriggio lungo i binari della tratta Treviso-Udine. Secondo le ricostruzioni il macchinista di un treno passato alle 18.05 avrebbe sentito un colpo ma non fermò il convoglio per accertarsi se avesse investito qualcuno. Quando intervengono i soccorritori del Suem Cestaro respirava ancora anche se le sue condizioni erano apparse fin da subito disperate.

Il 17enne, ricoverato all'ospedale trevigiano di Ca' Foncello di Treviso, lottò per tre giorni tra la vita e la morte ma le ferite riportate, in particolare i traumi cranici che gli causarono una emorragia cerebrale e una ischemia, si dimostrarono troppo gravi e il suo cuore si arrese il 16 aprile. Oltre due anni di indagini hanno esplorato tutte le possibilità arrivando però alla conclusione che, come ha spiegato il pubblico ministero Andreatta «non ci sono gli elementi sufficienti per considerare una eventuale azione da parte di terze persone».

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