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Il fenomeno che preoccupa

Violenze e aggressioni a sanitari, in regione oltre 600 casi in un anno

I dati sono stati raccolti dall'Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e socio-sanitarie e diffusi dal ministero della Sanità. In Friuli Venezia Giulia i più colpiti sono gli infermieri tra i 50 e i 59 anni, di sesso femminile e operanti all'interno delle aree di degenza. Oltre 70 i casi nei pronto soccorso regionali. I sindacati: "L'inciviltà è sempre più frequente". Secondo gli addetti ai lavori alcuni dati sarebbero sottostimati. Analisi di un fenomeno "preoccupante" e in costante aumento

TRIESTE - Ha tra i 50 e i 59 anni, lavora come infermiera, la si aggredisce quasi sempre al mattino e nel 20 per cento dei casi i fatti avvengono all'interno delle aree di degenza. E' questo l'identikit del sanitario vittima di aggressione nella nostra regione. Il Friuli Venezia Giulia è l'ottava regione per numero di episodi violenti subiti da personale sanitario. A certificarlo è il report compilato dall'Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e socio-sanitarie e relativo al 2023. Un fenomeno che a livello nazionale nel corso degli ultimi anni ha visto una crescita esponenziale e "preoccupante" degli episodi di violenza (fisica, verbale o di comportamento) ai danni di chi lavora nelle strutture ospedaliere. Il podio italiano vede sul gradino più alto la Lombardia, con l'Emilia Romagna seconda e il Veneto terzo. L'amministrazione regionale ha trasmesso i dati al ministero della Salute che, come si legge nel report, certifica nero su bianco il "drammatico aumento a livello globale" del fenomeno delle aggressioni e degli atti di violenza. 

Il Friuli Venezia Giulia 

Nel 2023 i sanitari vittime di aggressioni sono stati 629. Oltre 360 sono infermieri, mentre gli operatori socio sanitari colpiti dalla violenza sono stati 113; a loro vanno aggiunti i 70 medici chirurghi che si sono ritrovati coinvolti in episodi spiacevoli. La maggior parte degli attacchi, dicevamo, avviene al mattino e durante i giorni feriali. Nel 60 per cento dei casi gli autori delle aggressioni sono gli stessi pazienti, mentre più del 20 per cento delle violenze coinvolge i famigliari delle persone assistite. I luoghi dove tutto ciò si consuma sono gli spazi di degenza, ma un alto numero di episodi è stato registrato nei pronto soccorso (71) e negli spazi dedicati alla cosiddetta diagnosi e cura (70). Oltre 50 le aggresisoni registrate all'interno dei servizi psichiatrici territoriali. Se le aggressioni verbali rappresentano un numero considerevole sul totale (420), quelle fisiche sono avvenute in 141 casi. A queste bisogna sommare la furia contro le proprietà, ovvero strumentazioni, macchinari e, in generale, arredi presenti nelle strutture: in totale sono poco meno di 30 gli episodi segnalati. 

La media a livello nazionale 

Anche in Italia la professione più colpita è quella degli infermieri, seguita da medici e operatori socio-sanitari. Ma il report fotografa una situazione che, a volte, sfugge dai monitoraggi. Le aggressioni verbali rappresentano, a livello nazionale, poco meno del 70 per cento dei casi. Tornando al report regionale, va segnalato infine che tra le vittime in Friuli Venezia Giulia vi sono anche assistenti sociali, fisioterapisti, ostetriche, psicologi, impiegati del front office, operatori del 118, operatori dei dipartimenti delle dipendenze, sanitari in assistenza domiciliare e chi più ne ha più ne metta. Tra gli addetti ai lavori serpeggia una convinzione, ovvero che il dato delle aggressioni sia sottostimato. Nonostante da qualche anno qualsiasi lesione ai danni di sanitari sia procedibile d'ufficio, in numerosi casi gli episodi non verrebbero segnalati anche per timore di ritorsioni da parte degli aggressori, sfuggendo così al monitoraggio ufficiale. 

Le parole del sindacato

"Le manifestazioni di inciviltà sono sempre più frequenti - così Fabio Pototschnig della Fials - e la connotazione dell’aggressività verso il personale sanitario ha caratteristiche sempre più preoccupanti. Il personale di tutte le strutture aziendali dev'essere messo nelle condizioni di poter svolgere le proprie attività senza il timore di essere aggredito né fisicamente né verbalmente". Secondo il report del ministero la violenza contro i sanitari non sembra riconosciuta come una questione politica. "Il tema - si legge - risulta in gran parte assente dalle politiche per il personale sanitario, del parlamento europeo e dei parlamenti nazionali, nonché dai piani di ripresa dalla pandemia e dai dibattiti sulla resilienza del sistema sanitario". Infine, un dato curioso: nel privato accreditato convenzionato al sistema sanitario regionale, nel report spicca uno zero. 

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