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Ciriani: «Non si sa che fine facciano i soldi del business immigrazione»

Il politico, consigliere regionale di FdI/An, chiede una rendicontazione di quanto speso

"Tagliabusiness immigrati”: così s’intitola la proposta di legge nazionale - illustrata in Regione in VI Commissione consiliare - del consigliere regionale di Fdi/An, Luca Ciriani. Il politico pordenonese commenta in questo modo le motivazioni e obiettivi del suo progetto normativo: «In Italia l'immigrazione nasconde un giro di affari da oltre 4 miliardi all'anno, un business che fa gola a cooperative, associazioni e onlus incredibilmente libere di creare centri-profughi senza nemmeno consultare le amministrazioni comunali e senza dover rendere conto di come venga speso questo fiume di denaro che, ricordiamolo, è pubblico. Sono soldi di tutti noi, che escono dalle nostre tasche e che non si sa che fine facciano». Quali gli obiettivi di questo disposto? Nella logica di Ciriani “obbligare chi si occupa di offrire vitto, alloggio e attività per gli immigrati a rendicontare tutte le spese sostenute e a non avere rimborsi forfettari solo in base al numero di persone a carico e in base ai giorni di permanenza nelle strutture”.

LE RAGIONI. Ciriani ha fatto propria una analoga proposta di Giovanni Donzelli, consigliere regionale toscano, membro del direttivo nazionale di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale nonché primo promotore dell'iniziativa a livello nazionale. Scopo della proposta di legge "Tagliabusiness immigrati" è «controllare in modo più efficace il sistema di accoglienza e gestione dei profughi, introducendo una rendicontazione dettagliata e puntuale delle attività svolte e delle spese effettuate dagli enti che si occupano di assistenza, in modo che il rimborso avvenga sulla base della spesa effettivamente sostenuta anziché in modo forfettario legato alle presenze, come avviene attualmente», precisa Ciriani. 

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LE CIFRE. «Numeri alla mano - dice Ciriani -, siamo di fronte a un esodo incontrollabile di persone che arrivano nella nostra regione, la stragrande maggioranza dei quali senza avere alcun titolo. In Friuli Venezia Giulia le presenze registrate a oggi risultano essere oltre 5mila, che ci costano 175.000 euro al giorno: 63 milioni l'anno. Denari che vengono spesi per accogliere queste persone in strutture che non sempre garantiscono quegli standard minimi che dovrebbero essere invece garantiti, stando ai bandi formulati dalle prefetture che, evidentemente, non  hanno uomini e mezzi per effettuare successivamente dei controlli. Il passo da qui alla speculazione è davvero breve e, è evidente, non possiamo proprio permettercelo né permetterlo - conclude Ciriani -».

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